Pubblichiamo una riflessione di Giovanni Monchiero sulle ultime scelte del Parlamento
Non di soli Euro
di Giovanni Monchiero
“Il parlamento approva, senza leggerlo, un piano di interventi da 248 miliardi di Euro, tra fair play e sorrisi di circostanza, con l’astensione dell’unico partito di opposizione ed il voto contrario di un manipolo di malpancisti in cerca di autore. Subito dopo si scanna sulla mozione anti-coprifuoco, il dibattito assume toni estremi e si sfiora la crisi di governo.
In entrambi i casi il Presidente del Consiglio si muove al di sopra della dialettica politica. Il PNRR viene approvato sulla fiducia di cui il presidente gode nel mondo, in Europa e, per ora, anche in Italia. Il dibattito sul coprifuoco si svolge tutto al di sotto di Draghi, in una sorta di battaglia feudale fra vassalli che non mette in discussione il ruolo del monarca.
Si tratta però di un ben triste spettacolo. Solo una concezione ideologica della politica poteva indurre il Ministro Speranza e i suoi collaboratori a difendere il coprifuoco alle ventidue come una linea del Piave anti-contagio, mentre solo una visione propagandistica della politica poteva spingere Salvini, seguito all’ultimo anche da Forza Italia, a reiterare l’assalto contro la trincea degli odiati tecnici. Il compromesso finale, se ne riparlerà a metà maggio, è l’avvisaglia di future battaglie.
Al di là delle circostanze, temo che il governo paghi il peccato originale che evidenziai – pressoché in solitaria – il giorno del suo insediamento. L’eccessiva presenza di ministri parlamentari, per non parlare dei sottosegretari, comportava, di per sé, il rischio di trasferire all’interno del governo la dialettica politica di questi tempi, animata da residui ideologici e da sempre nuove varianti di demagogia, debole nei contenuti ma feroce nella ricerca del consenso. Dopo due mesi, siamo già alle azioni di disturbo che non consentono di sperare nel futuro.
Non basteranno i soldi a rilanciare il paese. Draghi ha annunciato di voler affiancare gli investimenti previsti dal Piano con grandi riforme, la giustizia, la pubblica amministrazione, il fisco, auspicate da anni. Ma questo governo, questo parlamento, dove troveranno l’unità di intenti necessaria a raggiungere un risultato così ambizioso ?
Guardiamo per un attimo alla sanità. Per ragioni ideologiche si è rinunciato al MES: faremo meno investimenti. Nel PNRR sono comunque destinati alla sanità 22 miliardi che non sono poca cosa. Ma gli interventi previsti non sono sostenuti da una visione riformatrice: realizzeremo 1288 “Case della Comunità” e 381 “Ospedali di Comunità”. Sembra un rifinanziamento del D.L. 34 /2020.
Premesso che al termine “comunità” sono portato ad associare valutazioni positive, dal borgo natio all’impresa di Adriano Olivetti, non credo che, per dare vitalità alle mai decollate “Case della Salute”, basti cambiare loro il nome; e non vorrei che dietro agli ospedali di comunità, si celasse il recupero dei piccoli ospedali, faticosamente chiusi perché inefficienti e pericolosi. Il problema è la visione: sul tanto evocato “territorio” abbiamo bisogno di ulteriori “case” ( le tipologie di assistenza residenziale previste da atti di programmazione statali o regionali si contano a decine) o di nuova organizzazione ?
Da anni si va ripetendo che i servizi territoriali devono fare da filtro alla richiesta eccessiva e inappropriata di prestazioni ospedaliere, dal pronto Soccorso in poi. Le discussioni sulla pandemia si sono mantenute in questo alveo.
Eppure è proprio la visione ancillare del territorio verso l’ospedale che va abbandonata. Il territorio è il luogo destinato ad esercitare la tutela, funzione primaria del Servizio Sanitario Nazionale. Che ha bisogno certamente di soldi, ma anche di una grande riforma, di una vera rifondazione.
Se il buon giorno si vede dal mattino, l’ aspettativa pare destinata a rimanere delusa.”
28 aprile 2021