“Big Pharma e il male” di Giovanni Monchiero – una riflessione in controtendenza

Qualcuno penserà che il titolo contenga un errore perché manca l’accento sulla “e”. Invece no. Ho scelto la congiunzione proprio per prendere le distanze dalla massa di pregiudizi che circondano l’industria farmaceutica evidenziando, al tempo stesso, la complessità dei  problemi che la riguardano .

L’occasione la offre la proposta di Biden di sospendere i brevetti sui vaccini per favorirne l’accesso ai paesi più poveri. Idea caldeggiata, nei mesi scorsi, da molte personalità a cominciare da Papa Francesco. Se lo dice  Biden, però, si passa dalla sfera delle  intenzioni a quella della attuazione pratica.

Dirò subito che non mi sembra una grande idea. Intanto perché è troppo comodo fare i generosi con i soldi altrui. Se Stati Uniti e occidente vogliono, finalmente,  andare in soccorso dei poveri del mondo, vuoi per ragioni etiche, vuoi per l’esigenza pratica di bloccare la diffusione del virus con nuove varianti, potrebbero intanto mettere mano al portafoglio. E non si tratterebbe nemmeno di un onere insostenibile.

Quanti sono nel mondo i poveri per i quali sia sensato ipotizzare una reale difficoltà di intervenire da parte dei loro governi ? Tre miliardi ? Quattro, contando anche quelli dove accanto e sopra i diseredati prosperano da ricchi senza scrupoli?  Acquistare tutti i vaccini, ovviamente a prezzo agevolato, comporterebbe una spesa di 30-40 miliardi di dollari, un paio di settimane del budget militare degli Stati Uniti; che comunque stanno preparando un piano di  rilancio economico che prevede investimenti per oltre 2.000 miliardi. In questa massa enorme di risorse si potrebbe ben inserire la distribuzione di vaccini ai paesi più poveri senza stravolgere gli equilibri finanziari e compiendo un atto riconducibile alla categoria della solidarietà generosa.

 E l’Europa potrebbe anche metterci del suo. Dopo gli iniziali entusiasmi, la Merkel ha richiamato tutti alla realtà ponendo una questione semplicissima ed ineludibile: all’abolizione dei brevetti non farà necessariamente seguito l’aumento della produzione,  nei tempi richiesti dalla rapida diffusione del virus. E  anche Draghi pone il problema di  favorire la trasmissione, sostenuta dai governi,  di saperi e tecnologie da chi detiene i brevetti ai pochi in grado di utilizzarli davvero.

Vaccinare il mondo è un atto di giustizia ed  un interesse globale. Bisogna farlo senza stravolgere regole secolari che sono in sé eque ed utili. La tutela delle opere di ingegno e delle invenzioni, così come quella delle opere d’arte, risale ai primordi dell’età moderna. Brevetti e diritti d’autore hanno liberato artisti e scienziati dalle pastoie del mecenatismo, favorendo la creatività e l’innovazione tecnologica..

Sono recenti le polemiche, fortunatamente rientrate,  fra i sostenitori del diritto d’autore e quanti chiedevano di abolirlo in nome della libertà dei figli della rete.  L’avversione ai brevetti nasce da sentimenti analoghi: l’eguaglianza che nega il merito, l’avversione al successo, uno spirito antindustriale retaggio delle dottrine anticapitaliste dell’ottocento.

Per quanto concerne l’industria farmaceutica, questa impostazione ideologica si affianca ad argomenti specifici. Le grandi concentrazioni di aziende, gli utili miliardari, la speculazione su beni necessari alla tutela della salute, l’incapacità dei governi di svolgere con  tempestività ed efficacia le azioni necessarie per mettere a disposizione degli utenti i nuovi farmaci tenendo sotto controllo la dinamica dei prezzi, hanno alimentato forme di diffidenza nei confronti di “Big Pharma”, sino   al negazionismo e alla avversione ai vaccini.

Che qualcuno si arricchisca vendendo salute appare, di primo acchito, un male. Ma questo è un paradosso che tocca tutti e sul quale dovremmo porci qualche domanda. Per quale ragione, l’utile di chi  ci mette a disposizione uno strumento di cui riconosciamo i benefici fa scandalo, mentre  i guadagni astronomici ( spesso esentasse)  dei creatori del nulla non suscitano repulsione ?  Perché tolleriamo che uno degli uomini più ricchi del mondo, che ha tecnologizzato il commercio, sfrutti i suoi collaboratori in forme che, nel mondo dell’industria, sono scomparse,  in Europa,  da più di un secolo ? Restiamo in farmacia. Il prezzo di molti farmaci salvavita è inferiore a quello di tanti inutili intrugli che dovrebbero rendere luminosa la nostra pelle e illuderci dell’eterna giovinezza. Eppure si contesta solo il costo dei primi.

In tutto l’occidente, gli oneri del Welfare sanitario sono in gran parte sostenuti dallo stato. Dobbiamo chiedere ai governi di svolgere meglio la loro funzione di interlocutori dell’industria, non di scoraggiarla.

Appare del tutto evidente come la straordinaria rapidità con la quale sono stati creati i vaccini anti- covid sia stata stimolata dalla aspettativa dei grandi utili. Si dice che la ricerca che sta a monte dei vaccini a base m-Rna stia per creare  nuovi farmaci anticancro. Anche questi brevettabili.

Ebbene, è nostro interesse di cittadini che pagano le tasse utilizzare tutti gli strumenti per contenere i costi dei servizi sanitari. Ma senza penalizzare il merito e abbandonare la via del progresso.

 

10 maggio 2021