Giornali e media, riportiamo il sentito riconoscimento a Luigi Covatta, come protragonista della politica e della cultura del nostro Paese.

 

Gigi Covatta

Una parte dei ricordi raccolti all’indomani della scomparsa di Gigi Covatta dalle tante personalità che hanno voluto salutarlo cosi

 

Luigi Covatta: la passione politica, la missione culturale di «Mondoperaio»

Giancarlo Bosetti

19 aprile 2021

di Luca Mariani

AGI

Amato ai funerali di Luigi Covatta: “Oggi il mondo è più piccolo”

Alle esequie del direttore di ‘Mondoperaio’ anche il Consigliere per l’informazione del Presidente della Repubblica, Gianfranco Astor

AGI – “Nel mio dialogo con il cardinale Ravasi abbiamo convenuto che un essere umano si forma anche tramite le sue interrelazioni personali. Ognuno di noi ha un suo patrimonio di relazioni. Io conoscevo Luigi Covatta da non so quanti decenni, sicuramente più di 40 anni. Da oggi il mio mondo è più piccolo e provo tristezza”.

Giuliano Amato, vicepresidente della Corte Costituzionale, è commosso nel ricordare Luigi Covatta dal leggio a fianco dell’altare della chiesa di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci, dove si sono svolti i funerali di Luigi Covatta, socialista, cattolico, ex parlamentare e sottosegretario, soprattutto uomo di grande cultura e direttore del mensile ‘Mondoperaio’.

Nella chiesa, al limite della capienza a causa della normativa anti covid, hanno partecipato tra gli altri alla celebrazione Gianfranco Astori, Consigliere per l’informazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’amico di sempre di Covatta Gennaro Acquaviva, Presidente della Fondazione Socialismo, i vertici del Psi Enzo Maraio, Riccardo Nencini, Oreste Pastorelli, il senatore del Pd Tommaso Nannicini, l’ex segretario del Ppi Pierluigi Castagnetti, l’ex senatore Pli e Pdl, Luigi Compagna, Claudio Martelli, Ugo Intini, Pio Marconi, Paolo Borioni, Luca Cefisi, Michele Svidercoschi, gli eredi di Livio Labor (il Presidente delle Acli che con Covatta aderì al Psi nel 1972), moltissimi studiosi, giornalisti e scrittori.

Amato prosegue la sua orazione funebre: “Covatta ha avuto il grande merito di mantenere in vita la rivista ‘Mondoperaio’, e con essa un insieme di valori e di principi, che, grazie a lui, non sono andati dispersi. Luigi era di Forio d’Ischia. ‘Mondoperaio’ era come un aliscafo, volava sulle acque grazie al suo spirito e grazie alla sua rete di relazioni personali. ‘Mondoperaio’ è una rivista che mantiene uno spazio aperto anche per altre culture e pensieri. Luigi faceva tutto: sceglieva i temi, interloquiva con le firme più prestigiose, correggeva le bozze, avvicinava i giovani alla rivista. Nessuno rifiutava la propria collaborazione con ‘Mondoperaio’, perchè era Luigi a chiederla”.

Covatta raccontava spesso: “Nella mia vita ho fatto politica, ma molto ho appreso dal lavoro di correttore di bozze per una casa editrice. Fu un’esperienza preziosa. Voi – diceva ai giornalisti più giovani con i quali amava confidarsi – non avete idea di quanti sfondoni grammaticali e di sintassi correggo anche negli scritti dei professori più prestigiosi”.

Willy Labor, figlio di Livio, ricorda che conobbe Covatta quando aveva appena 8 anni: “Era la fine degli anni sessanta. Stavamo andando in vacanza e mio padre costrinse tutta la famiglia in auto a una lunga deviazione, solo per andare a salutare Luigi, che, venticinquenne, stava facendo il servizio militare in Campania”.

Il funerale si è svolto sotto una pioggerellina fredda, insolita a Roma per il mese di aprile. La moglie Nicla e la figlia Francesca lo ricordano “come un uomo buono, nonostante il suo carattere apparentemente burbero. Era sempre pronto a comprendere le ragioni dell’altro. Anche nelle situazioni più incredibili. Questo derivava dalla sua cultura socialista e cattolica”.

Enzo Maraio, segretario del Psi, nel ricordarlo scrive: “Con Gigi Covatta se ne va un pezzo della nostra storia, un protagonista indiscusso del nostro Psi. Durante la sua lunga attivita’ politica e istituzionale, da parlamentare, sottosegretario e Direttore di ‘Mondoperaio’, ha condotto campagne e battaglie per il lavoro, l’istruzione pubblica, l’equità sociale. Gigi e’ stato stato un uomo di una rara intelligenza politica, capace di leggere il momento storico e proporre soluzioni mai banali. Il ‘suo’ ‘Mondoperaio’ e’ stato un laboratorio di idee che ha un valore straordinario”.

Riccardo Nencini, senatore del Psi, aggiunge: “Carattere burbero, rari sorrisi, ma c’era. Sempre. Non passava settimana che non ci vedessimo o, negli ultimi tempi, telefonassimo. Poche parole, molte idee. Con mezzi scarsi ha diretto Mondoperaio per una decina d’anni, mi ha accompagnato nella segreteria, ha sfornato convegni e proposte, una sigaretta via l’altra. Lui e Gennaro Acquaviva. Un metodo vecchio, il suo, di fare politica. Approfondire, leggere, studiare. Dicono che sia superato e invece è di una modernità assoluta se vuoi capire come gira il mondo”.

Luigi Covatta se ne è andato all’improvviso. Ha continuato fino all’ultimo a sfornare idee, proposte, ipotesi di lavoro. La sua tosse secca risuonava spesso nelle stanze della direzione del Psi. Il troppo fumare non ha giovato alla sua salute. “Luigi non era smodato – ricorda Amato – ma smodato era il suo modo di fumare una ‘Gauloises’ dopo l’altra”. Anche a causa delle sigarette Acquaviva perde l’amico di una vita, la cultura socialista perde un pezzo da novanta. Oggi a sinistra il mondo è più piccolo.

 

Rai News

POLITICA

 Aveva 77 anni Addio a Luigi Covatta, l’intellettuale che elaborò il nuovo corso riformista Dal 2009 dirigeva ‘Mondoperaio’, dal 1979 al 1994 è stato prima deputato e poi senatore –http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Addio-a-Luigi-Covatta-l-intellettuale-che-elaboro-il-nuovo-corso-riformista-d1dcebc5-3ba9-4680-9902-bfa755859e07.html

 

18 aprile 2021 L’ex parlamentare ed ex sottosegretario Luigi Covatta, che da intellettuale cattolico contribuì alla formulazione del riformismo del ‘nuovo corso’ del Psi di Bettino Craxi, è morto nella sua casa di Roma all’età di 77 anni. Dal 2009 era il direttore di “Mondoperaio”, la rivista culturale socialista fondata da Pietro Nenni. Dopo la fine del Psi, Covatta ha svolto un’intensa attività da pubblicista e con l’editore Marsilio ha pubblicato i libri “Menscevichi. I riformisti nella storia dell’Italia repubblicana” (2005) e ha curato, insieme a Gennaro Acquaviva, “Moro. Fermezza e trattativa trent’anni dopo” (2008) e “La ‘grande riforma’ di Craxi” (2010). Nel 2018 Covatta era stato tra i primi soci fondatori della Fondazione Socialismo con Gennaro Acquaviva, Giuliano Amato e Riccardo Nencini. Dal 2019 la Fondazione aveva acquisito la proprietà della rivista mensile “Mondoperaio”. Nato a Forio d’Ischia il 15 maggio 1943, l’attività politica di Covatta inizia da giovanissimo: da studente è stato segretario nazionale dell’Intesa Universitaria, l’organizzazione di ispirazione cattolica. Da cattolico di sinistra si candidò nel 1972 alle elezioni politiche nelle liste del Movimento Politico dei Lavoratori di Livio Labor, l’ex presidente delle Acli che aveva fatto la scelta per il socialismo. La lista non ottenne seggi e, con la maggior parte del partito, anche Covatta aderì al Psi. Come intellettuale arrivò alla direzione del Centro Studi del Psi, che contribuì all’elaborazione ideale e programmatica del nuovo corso socialista impresso dal segretario Bettino Craxi nella seconda metà degli anni ’70. Dal 1979 al 1994 Covatta è stato prima deputato e poi senatore per il Partito socialista. Da luglio 1986 è stato sottosegretario alla Pubblica istruzione nel governo Craxi II; poi con lo stesso incarico nel governo Goria e nel governo De Mita, fino a luglio 1989. Ha ricoperto, quindi, la carica di sottosegretario ai Beni culturali nel governo Andreotti VI e nel governo Andreotti VII. Dal 1992 al 1994 è stato vicepresidente della Commissione parlamentare per le riforme istituzionali e dal 1993 al 1994 presidente della Commissione Lavoro del Senato. Dopo la dissoluzione del Psi, Covatta ha seguito Giuliano Amato e per le elezioni politiche del 1994 ha aderito all’aggregazione di centro del Patto per l’Italia per il quale è stato candidato al Senato nel collegio di Pozzuoli senza tuttavia risultare eletto. Aveva poi partecipato, nella sua fase iniziale, alla costituzione dei Democratici di Sinistra, per poi distaccarsene, deluso dalle modalità di svolgimento di quella vicenda. Come giornalista ha svolto una intensa attività collaborando a “La Repubblica”, “Il Mattino”, “L’Italia”, “Avanti!”, “Relazioni sociali”, “Settegiorni”, “Il Corriere della Sera”, “Il Riformista” e “Le Ragioni del socialismo”.

Ironico don Chisciotte custode di una memoria

Corriere della Sera

Non guardava certo a se stesso come a un reduce Luigi Covatta — per tutti Gigi, morto improvvisamente ieri a Roma — ma semmai, sospetto, come a un don Chisciotte. E in effet…

Corriere della Sera lunedi 19 Aprile 2021

 l’addio 1943-2021

Dal cattolicesimo a Mondoperaio

«Il socialismo intellettuale di Covatta»

Entrò nel Psi dopo la sconfitta del Movimento politico dei lavoratori nell voto del 1972. Fu ideologo di un Partito socialista che superava la dimensione ideologica. Acquaviva: «Voleva far accettare dalla sinistra il cristianesimo sociale ». Martelli: «Quel tratto esistenzialista e trasandato dei ragazzi anni Sessanta»

di Maurizio Caprara

Luigi Covatta, ultimo a destra, nel 1984 al congresso del Psi a Verona tra i dirigenti vicini a Bettino Craxi

 

Della rivista socialista Mondoperaio, fondata da Pietro Nenni, Luigi Covatta era da oltre dieci anni direttore, ma non si limitava a scegliere chi far scrivere e su che cosa. Si occupava della grafica, della titolazione. Poco ci mancava che ne correggesse le bozze. Adesso il prossimo numero è quasi pronto, resta da scrivere solo l’editoriale. Invece di essere di suo pugno, sarà su di lui, come spiega Gennaro Acquaviva che da presidente della Fondazione Socialismo condivideva con il direttore l’ispirazione della rivista.

 

Covatta si è spento l’altra notte nella sua casa a Roma. Nato a Ischia, aveva 78 anni. Si può dire che agli esordi della segreteria di Bettino Craxi nel Partito socialista italiano era stato l’ideologo, uno dei principali teorici, di un Psi intento a superare la propria dimensione ideologica, a diventare più pragmatico rispetto alla tradizione originaria. La fine della sua vita evidenzia adesso in chi ricorda Covatta sfumature e tratti che non sempre sono stati descritti dalle cronache politiche.

 

Componente della sinistra italiana tesa a guadagnarsi spazio anche bruscamente tra democristiani e comunisti, il craxismo tendeva a offrire di sé un’immagine piuttosto omogenea, solida, aggressiva. Invece la realtà era più variegata. Covatta aveva origini politiche ben diverse da quelle socialiste di Craxi, e non era l’unico. Ricorda Acquaviva: «Nel 1972 presentammo alle elezioni un partito antidemocristiano che avevamo costruito con Livio Labor, il Movimento politico dei lavoratori. Io ne ero la destra, sostenevo che bisognava prendere i voti dei preti e portarli a sinistra. Covatta, che dirigeva la testata del gruppo, Alternativa, ne era l’ala sinistra. Barricadero, ma sempre sotto il proprio controllo e mai debordante. Prendemmo 120 mila voti: niente. Perdemmo».

 

Acquaviva trascorse la notte dello spoglio a ricevere le telefonate dei militanti sui risultati locali. Covatta a parlare con Labor, poi all’alba i due si confrontarono con Pierre Carniti, segretario dei metalmeccanici della Cisl. «La domanda era: abbiamo fallito, che facciamo? Carniti consigliò a Covatta e Labor: “Andate nel Psi”. La nostra vita è stata imperniata sul rendere il cristianesimo sociale pienamente accettato dalla sinistra italiana. Così entrammo nel Psi. I comunisti erano bloccati, i democristiani influenzati dai dorotei», aggiunge Acquaviva riferendosi alla corrente della Dc più restia ad aperture a sinistra.

 

Un’altra fotografia del personaggio e dell’ambiente la fornisce Claudio Martelli, il quale di Craxi, segretario del partito dal 1976, più tardi sarebbe stato vice: «Covatta era un politico intellettuale con quel tratto esistenzialista e trasandato dei ragazzi degli anni Sessanta, impastati di ideali e di passioni, di riunioni, letture, dibattiti, convivialità e sigarette per i quali la politica era una cosa tremendamente seria». Talmente parte della vita da non poter essere abbandonata nemmeno in età avanzata. Covatta era stato deputato e per più legislature senatore, sottosegretario alla Pubblica istruzione e ai Beni culturali, ma non si è estraniato dalla politica neppure dopo il tracollo del Psi seguito alle inchieste di Mani Pulite. Il direttore di Mondoperaio negli ultimi tempi stava preparando un seminario sulle riforme dello Stato da varare dopo che nella Costituzione è stato ridotto il numero dei parlamentari. Racconta Martelli: «Per volgere in bene il male fatto col taglio del Parlamento dicevo io, “per cicatrizzare il taglio” diceva lui che tra gli altri doni aveva quello di saper sintetizzare concetti non facili in formule icastiche».

Il Corriere della Sera 19 Aprile 2021

 

Corriere /Politica

19 Aprile 2021

Il personaggio

Morto Luigi Covatta, intellettuale socialista e riformista

Aveva 78 anni. Fautore dell’apertura a sinistra del Psi, fu protagonista negli anni ‘80 del progetto per creare l’«alleanza tra meriti e bisogni»

 

 

Morto Luigi Covatta, intellettuale socialista e riformista

Se ne è andato all’improvviso, non ancora settantottenne e sulla breccia fino a poche ore dalla morte, Luigi Covatta, particolarissimo esemplare di una specie politica e intellettuale ormai quasi scomparsa in Italia. Studente fuorisede a Milano (era nato a Forio d’Ischia, che ha continuato a frequentare per tutta la vita), nei primi anni Sessanta il giovane Gigi militò nell’Intesa, l’organizzazione degli universitari cattolici, di cui diventò presto un leader nazionale. Erano tempi in cui a non pochi, e Covatta era tra questi, sembrava all’ordine del giorno la possibilità di aprire, ovviamente da sinistra, la crisi dell’interclassismo democristiano: il Sessantotto degli studenti prima, il Sessantanove degli operai dopo, parvero rendere ancora più attuale questa prospettiva.

A sinistra, con il Psi

Correva l’anno 1972 quando l’ex presidente delle Acli, Livio Labor, decise in questa chiave di tentare l’avventura elettorale, e Covatta fu in primissima persona della partita, così come Gennaro Acquaviva. Ma il raggruppamento cui dettero vita – il Movimento politico dei lavoratori – uscì malissimo dalle urne. E Labor, Acquaviva, Covatta e vari altri dei suoi promotori scelsero di entrare in un Psi che, all’epoca, dava per archiviato il centro-sinistra cosiddetto organico, chiedeva per il governo «equilibri più avanzati», e cioè visibili passi avanti sulla strada dell’allargamento ai comunisti della maggioranza, e nella sua componente lombardiana, guardava sempre più apertamente all’alternativa di sinistra. Gigi fu, manco a dirlo, lombardiano. Non filocomunista e neppure anticomunista dunque, ma, come amava ripetere Riccardo Lombardi, semplicemente a-comunista. E quindi risolutamente autonomista nei confronti di quel Pci con il quale pure reputava necessario stendere rapidamente, come stava facendo in Francia Mitterrand, un programma comune.

«Meriti e bisogni»

Nel luglio del 1976, nella storica riunione del comitato centrale socialista che defenestrò Francesco De Martino, Covatta fu dalla parte di Bettino Craxi, come tutti i quarantenni della sua corrente, capeggiati da Claudio Signorile. E negli anni successivi con Craxi fu leale, senza mai diventare craxiano, come testimonia indirettamente una carriera politica tutto sommato inferiore alle sue capacità e ai suoi meriti politici e intellettuali: tre volte sottosegretario alla Pubblica Istruzione, due ai Beni culturali. Fu invece assai presente, e assai attivo, nell’elaborazione di quei progetti e di quei programmi a medio e lungo termine di cui è relativamente affollata la storia della sinistra italiana di quegli anni, a cominciare dal Progetto socialista elaborato per il congresso di Torino del 1978. E fu tra i protagonisti, a Rimini, della conferenza programmatica di Rimini, quella dell’ «alleanza riformatrice tra i meriti e i bisogni» di Claudio Martelli che, quasi quarant’anni dopo, è ancora considerata come il tentativo più compiuto di dare un senso, e un’anima, al riformismo italiano.

Il ritorno all’editoria

La grande slavina del 1992 inghiottì il suo partito, lui seguì, ma a distanza di sicurezza, le successive, poco esaltanti vicende della diaspora socialista. Non abbandonò invece, neppure per un attimo, l’impegno politico e culturale. Riscoprì l’antica passione per il giornalismo, collaborando con il Mattino. Scrisse libri, il più importante dei quali è forse il documentatissimo «Menscevichi», una storia del riformismo e dei riformisti italiani pubblicata da Marsilio. Con Gennaro Acquaviva e Giuliano Amato diede vita alla Fondazione Socialismo, cui dobbiamo, tra l’altro, vari importanti convegni di studio, e altrettanti libri, sul socialismo italiano e sui governi a guida socialista: almeno uno, quello dedicato al crollo del Psi, sarebbe una miniera per chi volesse davvero indagare sine ira ac studio sulla morte del più antico partito politico italiano. E negli ultimi anni, su iniziativa della Fondazione, riprese da direttore le pubblicazioni di Mondoperaio, lo storico mensile socialista fondato negli anni del frontismo, da Pietro Nenni.

L’ultima discussione

Pochi giorni fa ho partecipato a una discussione, naturalmente online, sull’ultimo numero, molto bello e stimolante, dedicato al centenario del congresso di Livorno. Abbiamo amichevolmente battibeccato, come ci è capitato di fare ogni volta che ci siamo incontrati. E sono molto contento che anche in quest’ultima occasione le cose siano andate così, perché così mi piace ricordarlo, e anche perché sono sempre meno le persone con cui valga la pena di farlo per il semplice piacere di discutere di storie che, in forme diverse, ci appartengono. Ancora più contento, se è possibile essere contenti quando si è appena appreso della morte di un amico, sono del fatto che proprio ieri pomeriggio Ugo Intini gli abbia telefonato per dirgli che la collezione di Mondoperaio sta finalmente entrando a far parte, in versione digitale, della Biblioteca del Senato. Deve essere stata davvero, per lui, una bella notizia. Ciao Gigi, che la terra ti sia lieve.

 

                                     Il Foglio

Addio a Luigi Covatta

 

In memoria di un amico socialista e riformista. Il ricordo di Marco Bentivogli

Marco Bentivogli 18 apr

Luigi era un vecchio socialista riformista “che guardava avanti nostalgico del futuro che sapeva di non vedere ma senza rimpianti e paure”

Luigi Covatta, per gli amici Gino, è stato un amico importante, un pezzo di storia nobile della politica italiana. Mi veniva a trovare, a volte insieme a Gennaro Acquaviva, a Corso Trieste e ogni volta prima di incontrarli pensavo che fossero belle persone ma in fondo tributi ad una storia importante. Ma ogni volta le conversazioni erano preziose, ricche di proiezioni sul futuro.

Ci eravamo ritrovati al Cnel parlando degli accordi Fiat e si era appassionato della mia sfacciataggine nel non avere alcun ritegno e paura e raccontare quella pagina di storia sindacale. Un paese che chiedeva di rinnegare chi ha salvato l’automotive e qualcuno che diceva, “ascoltate, riflettete e giudicate e poi vergognatevi per quello che avete scritto sugli accordi Fiat”. Questa irriverenza a Luigi convinceva.

Renato Brunetta su un tweet

«Ci ha lasciati Luigi Covatta, direttore di «Mondoperaio», mio amico, appassionato socialista, un riformista nelle idee. Un abbraccio sentito alla famiglia e ai suoi cari». Lo scrive su twitter il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta.

EcodaiPalazzi.it

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Rogero Fiorentino

 

Un petalo di garofano è volato via, lo storico socialista Luigi Covatta non c’è più

E’ scomparso questa notte all’età di 78 anni, nella sua casa di Roma, Luigi Covatta, storico dirigente del Psi e dal 2009 Direttore di Mondoperaio, la rivista culturale socialista fondata da Pietro Nenni. Luigi Covatta era nato a Forio D’ischia ed è stato, per il Partito socialista italiano, più volte parlamentare, sottosegretario di stato nei governi Craxi, Goria, De Mita e Andreotti oltre che autore di vari saggi. Ma anche  presidente della Commissione Lavoro e Istruzione pubblica del Senato.

 

Per Rino Formica, esponente socialista di primo piano e ministro, “Covatta sarà ricordato per l’immenso lavoro culturale che ha sviluppato da intellettuale militante del Partito Socialista per il rinnovamento e la modernizzazione della sinistra negli ultimi 50 anni. Penso, anche che il suo pensiero dovrà essere studiato a fondo su un punto essenziale: l’incontro tra il pensiero sociale cattolico e la elaborazione della dottrina liberatrice della sinistra non poteva avvenire sul terreno della pregiudiziale antisocialista, come fu posto e ancora oggi vive nell’incontro tra post comunisti e post sinistra democristiana. Covatta ha sempre considerato questo indirizzo pericoloso e fuorviante. I fatti ci dicono che aveva ragione: quella pregiudiziale antisocialista ha spostato a destra il popolo di sinistra ed ha ridotto la sinistra ad un minimalismo governativo subalterno al fondamentalismo populista. Sarà compito delle nuove generazioni riprendere il testimone dell’opera dell’indimenticabile Direttore di Mondo Operaio”.

 

Riccardo Nencini ha aggiunto: Carattere burbero, rari sorrisi, ma c’era. Sempre. Non passava settimana che non ci vedessimo o, negli ultimi tempi, telefonassimo. Poche parole, molte idee. Con mezzi scarsi ha diretto Mondoperaio per una decina d’anni, mi ha accompagnato nella segreteria, ha sfornato convegni e proposte, una sigaretta via l’altra. Lui e Gennaro”- ha detto Nencini riferendosi a Gennaro Acquaviva, presidente della Fondazione Socialismo. “Un metodo vecchio, il suo, di fare politica. Approfondire, leggere, studiare. Dicono che sia superato e invece è di una modernità assoluta se vuoi capire come gira il mondo”. Altri in queste ore lo ricordano come Fabrizio Cicchitto, “gli dobbiamo uno straordinario lavoro culturale”, od il ministro della PA Renato Brunetta che fu consulente economico durante il governo di Bettino Craxi, “appassionato, riformista nelle idee, era un amico”.

 

I funerali si terranno domani lunedì 19 aprile alle ore 15.30 presso la chiesa di Santa Maria delle Fornaci in Roma. Dopo la morte di Gianni De Michelis nel 2019, con Covatta va via un pezzo di storia socialista che nel nostro Paese ha contato e che più o meno tutti ricordano o hanno studiato. Una storia che, insieme a quell’impegno politico socialista, molti giovani militanti hanno cercato di riportare alla luce, ma che sembra davvero ineguagliabile se si pensa a Covatta e chi lo ha preceduto.

 

Reset 

Luigi Covatta: la passione politica, la missione culturale di «Mondoperaio»

Giancarlo Bosetti

19 Aprile 2021

Si è spento all’età di 77 anni Luigi Covatta, storico dirigente socialista e direttore della rivista Mondoperaio. Reset lo ricorda in queste righe con amicizia e commozione, e si stringe idealmente alla moglie Nicla.

 

Se n’è andato improvvisamente, nonostante fosse da tempo impegnato contro qualche serio guaio alla sua salute, Luigi Covatta, 77 anni, dirigente socialista con un bel corso alle spalle, e da tredici anni direttore di «Mondoperaio», rivista che mandava avanti con un suo stile inossidabile, ostentatamente fuori dallo spirito dei tempi nella veste e nel linguaggio, ma con una grande cultura e una inestinguibile passione politica riformista. Passione per l’analisi del presente e molta, intensa attenzione, per la storia della sinistra. Aveva fatto parte della squadra di Bettino Craxi, insieme ad Amato, Martelli, De Michelis e, soprattutto, con l’amico Gennaro Acquaviva, accanto al quale ha creato la Fondazione Socialismo, da cui scaturisce tanta documentazione storica delle vicende del Psi.

 

La passione fortissima per la politica, le sue parole, le sue sottigliezze, non era faziosa e lo spingeva invece a sviluppare l’arte della discussione, di cui era maestro, senza risparmio di tempo e con una grande precisione nelle ricostruzioni. Queste potevano sempre risvegliare animosità, specie quando si arrivava al punto delle «responsabilità» per quel che era andato male, nella storia del Psi e in generale nella storia di tutta la sinistra, ma Covatta le sapeva gestire da equanime presidente delle tante conferenze nate sotto le insegne di «Mondoperaio». Luciano Cafagna, finché c’è stato (2012), da storico, le alimentava come nessun altro e le conduceva verso sbocchi illuminanti, con i suoi libri e i suoi articoli sulla rivista.

 

Covatta era entrato nella mia vita su un versante avverso. Cinquant’anni fa era diventato presidente dell’Intesa, l’associazione universitaria cattolica, in una fase in cui si profilava da parte dell’Ugi, la sinistra, una alleanza trasversale che doveva comprendere i cattolici. Io ed  altri con me, giovani alle prime armi in quella complicatissima politica, (saremmo poi finiti, alcuni di noi, come giornalisti all’Unità, organo del Pci) vedevamo nell’Intesa la longa manus della Dc e del ministro Gui, allora titolare di una riforma universitaria che combattevamo. Spuntarono anche scritte negli atenei contro «Gui e la sua ‘covatta’ di intesini». Dissentivamo e volevamo l’unità della sinistra, come chiedeva Giorgio Amendola. Fummo perciò espulsi dall’Ugi.

 

Con Gigi queste rievocazioni erano esilaranti. La sua anima cattolica in realtà confluì non nella Dc ma tutta nel Psi, passando attraverso il Movimento Politico dei Lavoratori, fondato da Livio Labor, e il suo contributo di idee in quel che fece da deputato o da sottosegretario nei ministeri dell’istruzione e della cultura. Fu una componente che, con Acquaviva, sospinse il lavoro per la revisione del Concordato firmata da Craxi nel 1984. Gigi Covatta non fece più politica attiva, solo la rivista. Ma una volta, avvicinandosi la scadenza della presidenza di Napolitano nel 2013, ci venne voglia di coinvolgere «Mondoperaio» e, insieme, «Reset» in un appello per la sua rielezione, di fronte allo stallo evidente. Un giornale che ora non esiste più rovinò la sorpresa di questa «cospirazione», che doveva uscire al momento opportuno, e Napolitano ci bocciò con un secco comunicato, che ci stese. «Però poi fu rieletto», chioserebbe tuttora Gigi, sornione.

 

Socialisti Europei-Presidente Onorario Gigi Covatta

Il Ricordo di Enzo Rosario Magaldi

Ci ha salutato per l’ultima volta con la sua grande discrezione Gigi Covatta uno dei padri nobili del socialismo italiano. Un intellettuale finissimo che ha costruito la storia del nostro Paese con l’umiltà dei grandi. La sua proverbiale ironia, la sua sagacia, la sua cultura immensa e la sua conoscenza della macchina istituzionale mancheranno al dibattito politico nazionale. Per questo Gigi resterà una figura insostituibile. Era direttore della prestigiosa rivista “Mondoperaio”, che ha rilevato e rilanciato con intelligenza e passione l’unica, grazie a lui, sopravvissuta nel panorama delle storiche riviste di cultura politica del Novecento. Con schiettezza ha sempre coltivato il dialogo con gli amici provenienti dagli altri filoni del riformismo italiano. Ne sono seguite ancora molte altre costruzioni politiche sempre tenendo davanti come stella polare la sua cultura riformista, solidale, umana e profondamente altruista. Una insostituibile fonte per la crescita di qualsiasi essere umano. 
Sarà ricordato per l’immenso lavoro culturale che ha sviluppato da intellettuale militante del Partito Socialista per il rinnovamento e la modernizzazione della sinistra negli ultimi 50 anni. E’ stato commovente ritrovare ai suoi funerali non solo i compagni socialisti di una vita, ma soprattutto numerosi giovani, suoi allievi, che ne mutueranno il pensiero. 
L’amico Gigi già manca a tutti noi, io ne sento la spiritualità nella misura in cui me lo permetterà lo stesso Gigi. Un grande uomo, un compagno che ha scritto le migliori pagine della storia del Partito Socialista e, come ripeto, del nostro Paese. Ho avuto il privilegio di essergli vicino dal 1993 nella prima esperienza di progetto politico in cui mi coinvolse e come me tanti italiani che avevano creduto in Mario Segni. Fu in occasione della sua candidatura nel “Patto per l’Italia” al collegio senatoriale di Pozzuoli Ischia, purtroppo finita con un’amara delusione per chi come lui credeva nella politica alta. Non immaginava infatti che si stava aprendo una stagione basata poco o nulla sui contenuti o sui valori, ma sull’immagine e sulla convinzione che il cambiamento sarebbe stato possibile solo cancellando di netto il passato. 
Un commosso, sincero, ma delicato abbraccio a tutti i suoi cari.
 
Il Mattino del 19 04 2021
Di Carmine Pinto
 

Gazzetta del sud online

Addio a Gigi Covatta, storico dirigente del Psi e direttore di Mondoperaio

18 Aprile 2021

Sicilia, Cronaca

E’ scomparso questa notte all’età di 78 anni, nella sua casa di Roma, Luigi Covatta, storico dirigente del Psi e dal 2009 Direttore di Mondoperaio, la rivista culturale socialista fondata da Pietro Nenni. Luigi Covatta è stato, per il Psi, più volte parlamentare, sottosegretario di stato nei governi Craxi, Goria, De Mita e Andreotti oltre che autore di vari saggi. E’ stato presidente della Commissione Lavoro e Istruzione pubblica del Senato. Enzo Maraio, segretario del Psi, nel ricordarlo ha scritto: “Con Gigi Covatta se ne va un pezzo della nostra storia, un protagonista indiscusso del nostro Psi. Durante la sua lunga attività politica e istituzionale, da parlamentare, sottosegretario e Direttore di Mondoperaio, ha condotto campagne e battaglie per il lavoro, l’istruzione pubblica, l’equità sociale. Gigi è stato stato un uomo di una rara intelligenza politica, capace di leggere il momento storico e proporre soluzioni mai banali. Il ‘suo’ Mondoperaio è stato un laboratorio di idee che hanno un valore straordinario”.

 

“Gigi è riuscito ad animare la rivista di nomi e collaboratori di grande prestigio, protagonisti del nostro passato e della contemporaneità, che hanno formulato per anni idee oggi impresse in quelle pagine che rimarranno la sua eredità politica. Probabilmente Gigi avrebbe voluto questo”, aggiunge Maraio. Riccardo Nencini, senatore del Psi, ha aggiunto: “Carattere burbero, rari sorrisi, ma c’era. Sempre. Non passava settimana che non ci vedessimo o, negli ultimi tempi, telefonassimo. Poche parole, molte idee. Con mezzi scarsi ha diretto Mondoperaio per una decina

d’anni, mi ha accompagnato nella segreteria, ha sfornato convegni e proposte, una sigaretta via l’altra. Lui e Gennaro”, ha detto Nencini riferendosi a Gennaro Acquaviva, presidente della Fondazione Socialismo, che era legato da una lunga amicizia al direttore Covatta. “Un metodo vecchio, il suo, di fare politica. Approfondire, leggere, studiare. Dicono che sia superato e invece è di una modernità assoluta se vuoi capire come gira il mondo”.

«Ci ha lasciati Luigi Covatta, direttore di «Mondoperaio», mio amico, appassionato socialista, un riformista nelle idee. Un abbraccio sentito alla famiglia e ai suoi cari». Lo scrive su twitter il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta.

(Maurizio Brambatti/Ansa)    Italia lunedì 19 Aprile 2021

 
È morto a 77 anni Luigi Covatta, ex politico socialista e direttore della rivista “Mondoperaio”

 

Domenica è morto a Roma Luigi Covatta, ex parlamentare del Partito Socialista Italiano (PSI) e direttore di Mondoperaio, rivista mensile di politica e cultura fondata nel 1948 da Pietro Nenni, uno dei leader storici del PSI. Covatta aveva 77 anni.

 

Covatta nacque nel 1943 a Forìo, un comune sull’isola di Ischia (Napoli). Si presentò per la prima volta alle elezioni politiche nel 1972 con il Movimento Politico dei Lavoratori, un partito appena nato di cui lo stesso Covatta fu tra i fondatori e che voleva rappresentare i cattolici progressisti e di sinistra. Alle elezioni del 1972 il partito ottenne solo lo 0,36 per cento, e si sciolse. La maggior parte dei suoi esponenti, tra cui Covatta, passò al PSI.

 

Con il PSI, Covatta fu deputato e senatore per quattro legislature e ricoprì più volte la carica di sottosegretario. Nel 1994, una volta sciolto il PSI, aderì al partito di centro Patto per l’Italia, ma non venne rieletto.

 

Come giornalista collaborò con diversi giornali, tra cui Repubblica, Corriere della Sera, Avanti! e Il Mattino. Dal 2009 era direttore di Mondoperaio.

(Maurizio Brambatti/Ansa)

 

le Cronache di Salerno del 19 04 2021

Di Erika Noschese

Ricordiamo ancora una piccola  parte della sua  produzione letteraria

I SOCIALISTI E IL CASO MORO

di A cura di Luigi Covatta Gianni Baget Bozzo e Giuliano Vassalli Prefaz di Claudio Martelli e Il Compagno | 1 gen. 1983

 

La legislatura spezzata. Presidenza socialista e destabilizzazione democristiana

di Luigi Covatta edito da Franco Angeli, 1988

   

Menscevichi. I riformisti nella storia dell’Italia repubblicana

di Luigi Covatta   Editore: Marsilio  Data di Pubblicazione: aprile 2005

 

Diario della Repubblica

Data di Pubblicazione: febbraio 2006

La legge di Tocqueville. Come nacque e morì la riforma della prima Repubblica italiana Copertina flessibile – 5 settembre 2007

di Luigi Covatta (Autore)

Moro – Craxi

Fermezza e trattativa trent’anni dopo

a cura di Gennaro Acquaviva, Luigi Covatta, prefazione di Piero Craveri, P. Craveri -anno 2009

A trent’anni dal rapimento e dalla tragica morte di Aldo Moro questo quarto volume della collana dedicata a «Gli anni di Craxi» propone una ricostruzione e una lettura critica della posizione politica e delle azioni svolte dal Partito Socialista in quei difficili giorni.

Dando la parola ai protagonisti e ai testimoni di quel tempo, riportando una vasta documentazione attinente ai risvolti politici e di opinione pubblica di quella vicenda, il testo intende proporre in particolare una valutazione storico-critica della figura e dell’azione che Bettino Craxi svolse in quella circostanza.

Ne emerge una riflessione che si colloca fuori dal coro, tuttora prevalentemente celebrativo, che ha caratterizzato tanta parte dei ricordi apparsi nel marzo-aprile 2008 in occasione della ricorrenza trentennale di questa tragica vicenda; ma anche una ricostruzione che si colloca lontana dal richiamo al sensazionale e al misterioso di chi ha, troppo spesso, voluto ricostruire quella tragedia come fosse una materia da giallisti. Non c’è infatti bisogno di rovistare in nessun retroscena per leggere oggi questo evento per quello che fu e cioè una grande tragedia politica; come non c’è bisogno di rincorrere nessun complotto ammantato di mistero, per riconoscere che allora si realizzò una incredibile convergenza tra le maggiori forze politiche, sociali e culturali all’insegna di una vera e propria «strategia della non decisione».

Di fronte alla politica italiana e all’opinione pubblica di quel tempo emerse il comportamento libero e generoso di un solo partito politico, quello socialista,

che non accettò di omologarsi alla cappa di conformismo imperante e lottò per salvare la vita di un uomo. Alla sua guida si erse allora, per la prima volta

con una autorevolezza indiscutibile, la figura di un grande leader che sembrava in grado di capire tutto e che forse, anche per questo, era inevitabilmente destinato alla sconfitta.

 Saggi e interventi di: Gennaro Acquaviva, Gianni Baget-Bozzo, Marco Boato, Guido Bodrato, Luigi Covatta, Piero Craveri, Giorgio Galli, Emanuele Macaluso, Vladimiro Satta, Giuliano Vassalli.

La «grande riforma» di Craxi

 

La “grande riforma” di Craxi

a cura di Gennaro Acquaviva, Luigi Covatta, prefazione di Craveri  anno 2010

 

Nell’autunno del 1979 Bettino Craxi, da tre anni segretario del psi, impostò una proposta generale di riforma del “sistema Italia” chiamandola “grande”. A partire dalla ricostruzione di quella preveggente intuizione politica, il volume reca elementi di conoscenza e di valutazione rispetto alla elaborazione e all’azione politica che, sul tema della riforma istituzionale, fu costruita nel decennio successivo, sia per impulso dei socialisti che delle altre forze politiche. Ne emerge una lezione che può contribuire a spiegare il nostro difficile presente ma che è anche utilizzabile nella ricerca di possibili soluzioni capaci di ricostruire il nostro attuale, e “devastato”, sistema polico-istituzionale.

Il crollo. Il PSI nella crisi della prima Repubblica - copertina

2010

 

Nell’autunno del 1979 Bettino Craxi, da tre anni segretario del psi, impostò una proposta generale di riforma del “sistema Italia” chiamandola “grande”. A partire dalla ricostruzione di quella preveggente intuizione politica, il volume reca elementi di conoscenza e di valutazione rispetto alla elaborazione e all’azione politica che, sul tema della riforma istituzionale, fu costruita nel decennio successivo, sia per impulso dei socialisti che delle altre forze politiche. Ne emerge una lezione che può contribuire a spiegare il nostro difficile presente ma che è anche utilizzabile nella ricerca di possibili soluzioni capaci di ricostruire il nostro attuale, e “devastato”, sistema polico-istituzionale.

Il crollo

Il PSI nella crisi della prima Repubblica

a cura di Gennaro Acquaviva, Luigi Covatta-anno 2013

Nel biennio 1992-94 l’assetto politico su cui si era fondata la ricostruzione del sistema democratico in Italia dopo il 1945 viene travolto da una crisi profonda e generalizzata che abbatte la “Repubblica dei partiti” e al suo interno – ma con modalità particolarissime – favorisce il crollo del Partito socialista italiano e la dissoluzione del suo gruppo dirigente. Il volume intende ricostruire le ragioni di questi accadimenti, guardandoli da due angoli visuali: in una prima parte facendo parlare direttamente i protagonisti di quelle vicende; in una seconda proponendo un’interpretazione storico-critica degli eventi che portarono a quei fatti. Di particolare rilievo le approfondite interviste raccolte tra i membri del gruppo dirigente del psi di quel periodo, e cioè tra il 1987 e il 1994. Si tratta di materiali originali che, pur se dedotti da testimonianze orali rese dai diretti protagonisti a vent’anni dagli eventi, rappresentano un contributo di grande interesse per comprendere quanto accadde allora, ma anche per proporre una approfondita riflessione sulla perdurante crisi del nostro sistema politico. Le testimonianze sono state preparate, organizzate e raccolte da Livio Karrer, Alessandro Marucci e Luigi Scoppola Iacopini.

Decisione e processo politico

La lezione del governo Craxi (1983-1987)

a cura di Gennaro Acquaviva, Luigi Covatta, prefazione di Craveri   anno 2014

I beni culturali tra tutela,mercato e territorio-ottobre 2018

Agorà e società educante - Luigi Covatta - copertina

 

Agorà e società educante

Luigi Covatta  -gennaio 2020

 
 

 

Il diciannovismo. Come l’Italia divenne fascista

di Pietro Nenni e prefazione di Luigi Covatta | 13 feb. 2020