Puntare sui medici di Giovanni Monchiero

Puntare  sui  medici

Sono un affezionato utente del tele-video. Notizie essenziali, sintetiche, non interrotte dalla pubblicità, no fake.

Talvolta, però, la sintesi gioca brutti scherzi,  e sfocia nella comicità involontaria. Nel pomeriggio di sabato 22 maggio, a pag. 113 del televideo della Rai, campeggiava questo titolo .” Figliuolo alle Regioni: puntate sui medici” . Argomento del sollecito la campagna vaccinale, guidata appunto dal generale alpino. Di chi – veniva spontaneo domandarsi – si stanno avvalendo le regioni, dei metalmeccanici, dei pizzaioli, dei maniscalchi ? Il dubbio propiziava un sorriso.

A parte il fatto che le vaccinazioni procedono, una volta tanto, secondo i piani prestabiliti e che, quando si manifesta qualche carenza, questa riguarda più i vaccini che i  vaccinatori, il richiamo di Figliuolo si riferiva ai medici di famiglia, coinvolti nelle vaccinazioni in vari modi, con le solite differenziazioni regionali e l’insopprimibile vocazione alle soluzioni individuali. Nella mia regione, ad esempio, i MMG vaccinano anche nei propri studi, se lo vogliono. Nel paese in cui vivo operano sei medici di famiglia: tre vaccinano e tre no, con sconcerto degli utenti, peraltro ottimamente seguiti nel piccolo hub vaccinale allestito nella locale casa della salute.

La pandemia, argomento ricorrente, ha evidenziato molte lacune del nostro Servizio Sanitario, nazionale di nome, regionale di fatto. Tra queste il ruolo sempre più confuso dei Medici di medicina generale, dei loro omologhi Pediatri di libera scelta e dei loro cugini, quegli Specialisti ambulatoriali  che la legge di riforma destinava all’estinzione e che invece, dopo più di quarant’anni,  sono ancora lì, più numerosi di prima. Accomuna queste figure lo status giuridico di libero professionista convenzionato, nel quale molti vedono una anomalia da eliminare al più presto, trasformandoli in dipendenti pubblici.

Della diffusa malevolenza nei loro confronti, sono responsabili gli atteggiamenti di difesa ad oltranza di chissà quali prerogative che le loro rappresentanze sindacali assumono in ogni circostanza, anche in quelle meno opportune. Mi riferisco alla sentenza del Tar del Lazio che vieta alla Regione di utilizzare i MMG per le visite a domicilio ai pazienti “Covid”. Il giudice ci ha messo del suo, ma chi ha presentato il ricorso dovrebbe essere perseguito per danno d’immagine da tutti quei medici che svolgono con passione il proprio lavoro e che certamente non si riconoscono in questa sentenza aberrante né in mille micro rivendicazioni economiche opposte – da decenni – ad ogni innovazione.

Vorrei anche ricordare le centinaia di vittime fra i medici di famiglia nelle regioni più colpite dalla prima ondata  del Covid-19, quando la malattia era sconosciuta e le precauzioni insufficienti. Riconosciamo ai MMG meriti e dedizione, e poniamo il problema nei suoi termini reali. Essi rappresentano una risorsa enorme, mal utilizzata, addirittura ignorata in molti atti di programmazione. Come se il loro ruolo fosse immutabile e destinato, nel tempo, a diventare inutile.

Le Pagine che il PNRR dedica al potenziamento dei servizi  territoriali,  pur scarne e volte più ad allocare risorse che a definire linee di riforma, nominano i MMG solo di sfuggita, inserendoli nei  team “multidisciplinari” ( termine abusato e certo non innovativo)  chiamati ad operare presso le “Case della Salute”. E’ un segno da cogliere, un errore da correggere.

Investire in strutture e tecnologie è indispensabile, ma non sufficiente. Fra l’altro la missione M6C1, che si riferisce alle reti di prossimità e alla telemedicina, non si dilunga sulle risorse umane, autorizzando i pessimisti a temere che non ci saranno incrementi di personale. In questo contesto sarebbe davvero stravagante non utilizzare al meglio la massa di medici convenzionati che già operano sul territorio.     

Bisogna assolutamente ridefinirne il ruolo, rivedere il concetto stesso di “cure primarie” non più aderente alle esigenze attuali, fare dei MMGF il “front line” della funzione di tutela – l’essenza del SSN – che si estrinseca nella effettiva presa in carico del paziente, di tutti i pazienti.

Sarebbe auspicabile che il PNRR venisse integrato da un progetto di riforma, ma non si vedono, all’orizzonte, segnali  di cambiamento. Vogliamo almeno riscrivere la Convenzione ? Dovrebbero essere i medici stessi a pretenderlo. 

 

24 maggio 2021