Riflessione sulla confusione ingenerata sui vaccini nel mondo dei Sanitari di Giovanni Mochiero
Ai confini della libertà
Se tutto andrà come auspicato dai ricorrenti, il DL 1° aprile 2021, n. 44, che ha tentato di introdurre, timidamente e con tutte le cautele del caso, l’obbligo vaccinale per il personale sanitario troverà, finalmente, completa disapplicazione.
Sino ad oggi non si era riusciti ad applicarlo per l’inerzia della pubblica amministrazione, le furbate dei diretti interessati – abili nell’inventare motivazioni sempre nuove per eludere l’obbligo marcando visita – e per gli ostacoli frapposti dal garante della privacy, supremo custode del più assurdo formalismo. Da oggi si entra nel vivo e il dibattito finora sottotraccia, animato da gruppetti di manifestanti in piazze semideserte, si trasferirà nelle aule di giustizia e da qui sulle prime pagine dei giornali.
Quei pochi audaci disposti a contestare l’obbligo in pubblico e a proclamare, con collaudata retorica protestataria, “Noi dalla parte della Libertà” (come recitava uno striscione davanti al Viminale) erano la punta dell’iceberg. Man mano che procedevano gli accertamenti delle Asl, il fenomeno appariva sempre più ampio. La Toscana ha spedito 11.000 lettere di contestazione, non meno del 20% dei sanitari della Regione, un numero enorme. E contro le lettere sono scattati i ricorsi al TAR. Ieri, il Corriere della Sera, dava notizia di circa 1750 ricorsi presentati da un unico studio legale, in varie regioni e non siamo che all’inizio. E’ probabile che trovino qualche tribunale che gli darà ragione contribuendo così ad accrescere la confusione, già grande sotto il nostro cielo.
Libertà, parola magica, evocatrice di un diritto supremo da difendere anche a costo della vita. Da un cassetto della memoria di lontani studi classici emerge la figura di Catone Uticense, che Dante colloca in Purgatorio sebbene suicida. Ma Catone, ultimo alfiere degli ideali di vita della Roma repubblicana, ricorse al suicidio per non cedere al Cesarismo vittorioso e tale gesto supremo lo rese agli occhi degli antichi, e di Dante, un eroe della libertà.
Possiamo accostare all’Uticense i campioni del no-vax ? E’ concepibile la libertà di rifiutare il sapere della disciplina che si pratica? Può un astronomo insegnare che la terra ha la forma di un sottile parallelepipedo collocato al centro del cosmo a dispetto di tutte le leggi della fisica ? E il medico che è diventato tale mostrando di conoscere ciò che la scienza insegna su anatomia, patologia, farmaci e vaccini, nell’esercizio della professione può ritenersi libero di disattendere quello che ha appreso da studente ? E, nel farlo, non varca il confine fra la libertà e l’arbitrio folle, pericoloso per sé e per coloro che è chiamato a curare?
A marcare questo confine è intervenuta una legge dello Stato. Quella, appunto, impugnata davanti al giudice amministrativo nella speranza che investa della questione la Corte Costituzionale e che questa la cancelli dall’ordinamento. A chiarire i termini del problema, le limpide parole dell’avvocato dei ricorrenti: “Non è una battaglia no-vax, ma una battaglia democratica. Qui si obbliga una persona a correre un rischio e se non lo corre gli viene impedito di svolgere la professione”.
La democrazia, è palese, non c’entra per nulla. E possiamo ritenerci dispensati dal disquisire sui suoi confini. L’avvocato, rendendo un pessimo servizio ai suoi assistiti, ci dice che si tratta di una crisi di paura di fronte a un rischio. Paura persino mal riposta, perché, prima dei vaccini, il Covid si è portato via centinaia di medici che non si sono sottratti al loro dovere e che ben volentieri si sarebbero vaccinati.
I confini della libertà, prima dei saperi, li traccia l’etica. Ippocrate che disponeva di limitate conoscenze scientifiche, stabilì i principi morali della professione medica con una lucidità che ne ha garantito la sopravvivenza nei secoli. Fino al secolo scorso il cosiddetto “giuramento di Ippocrate” costituiva il nucleo dei doveri del medico. Il tumultuoso progresso della scienza l’ha messo in disparte. Ma quando le idee si confondono, il ritorno alle fonti consente di recuperare lucidità.
5 luglio 2021