Sanità Pubblica 2 – La Politica – di Giovanni Monchiero

“Battuta in parlamento in uno stolido braccio di ferro sul ddl Zan, la sinistra ha reagito male. Non che la destra, esplosa in cori da stadio, abbia fatto di meglio, ma si è limitata ad esprimere una emozione, sia pure con la consueta rozzezza. Così come scontata e banale è stata, dall’altra parte, l’esecrazione contro i franchi tiratori, fenomeno antico coma la politica e che sarà sempre con noi, finché esisterà un luogo di rappresentanza in cui si possa liberamente votare.

La sinistra è andata oltre le emozioni e ha tentato di dare una chiave di lettura. Il paese è più avanti della politica – hanno detto in molti, dove nella parola “avanti” è implicito un giudizio di valore. Riprendere, nell’ora della sconfitta, il luogo comune (con noi sta il progresso e la civiltà, contro di noi la reazione e la barbarie) che ha improntato la discussione del ddl, difeso ad oltranza, anche in ogni  eccesso ed incongruenza delle singole norme, proprio in nome di una proclamata superiorità culturale, è un segno di pervicacia, che non aiuta il dialogo.

 

Al di là della specifica circostanza – non credo che ci sia nel paese una maggioranza favorevole al ddl Zan; certamente non fra coloro che, prima di pronunciarsi, hanno avuto l’umiltà di leggerlo – l’idea che la società sia più avanti di chi la rappresenta, ha un suo fondamento. E mi induce a tornare sulle politiche di sanità pubblica, nate nell’Ottocento sulla spinta del progresso scientifico e tecnologico, all’interno di stati nazionali “forti”.

Da allora, la medicina e la tecnica hanno compiuto passi da gigante, la politica no. Nelle democrazie occidentali dell’era della interconnessione di massa, la politica, indebolita nel concetto di rappresentanza, ha scelto di andare a rimorchio dell’opinione pubblica e in particolare del sentimento dei propri potenziali elettori. Nello sforzo di legittimare il diritto a governare, trascura il fatto che governare è anzitutto un dovere.

In questo Letta ha ragione: il Paese è davanti al Parlamento. Ma non perché il popolo sia più colto, corretto e moderno dei suoi rappresentanti, ma perché questi hanno deciso di mettersi dietro. 

Ricorderete che Giuseppe Conte, giunto del tutto casualmente a Palazzo Chigi, si proclamò avvocato del popolo. L’amore per la professione gli suggerì una similitudine non del tutto appropriata. Avrebbe dovuto dire “sindacalista”. I partiti, infatti,  tendono a sostenere le rivendicazioni dei propri elettori, specialmente le più settoriali che spesso contrastano con l’interesse generale.    

  

Accade in fabbrica o negli uffici che il sindacato, chiamato a tutelare tutti, finisca per costruire delle nicchie per i peggiori. Così la politica che dovrebbe perseguire il bene comune, per crescere in popolarità si accoda a chi più forte fa sentire la sua voce. Abusivisti, evasori fiscali, sfruttatori, nullafacenti, tutti sono tutelati da qualcuno che si assume la rappresentanza dei loro interessi. La destra, più prosaicamente, punta sugli interessi economici, la sinistra è più animata da preoccupazioni culturali e sociali, ma alla fine ogni partito si fa strumento dei desideri dei propri elettori.

Non perdiamoci in discussioni sulle ragioni che hanno indotto i paesi dell’Occidente a non intraprendere campagne di vaccinazione obbligatoria per tutti.  Le politiche di sanità pubblica presuppongono una visione degli obiettivi di salute, l’attitudine a fare da guida e ad assumersi le relative responsabilità ed una adeguata esperienza nell’esercitare questa funzione. Proprio l’opposto di quel che fa la politica che, camminando dietro, non vede i problemi che si affacciano all’orizzonte

Se un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso – verrebbe da dire citando Matteo, l’evangelista. L’immagine prefigura il destino delle nostre società. Con l’avvertenza che non si tratta di un fosso.

Giovanni Monchiero”

 29 ottobre 2021