Cerco un virologo di Giovanni Monchiero

Il mio Sussidiario delle elementari riportava l’immagine di Diogene che si aggirava per una via affollata, in pieno giorno, con una lanterna in mano. A chi gli domandava ragione di tanta stranezza, rispondeva “cerco un uomo”. Naturalmente un uomo che possedesse le virtù da lui ritenute fondamentali, parsimonia, austerità, rispetto per la natura, saggezza e che, coerentemente, le praticasse. Diogene è stato protagonista di aneddoti gustosi (ad Alessandro il Grande che gli chiedeva cosa potesse fare per lui, pare abbia risosto: “scostati, mi fai ombra”) tramandati nei secoli anche a livello di cultura popolare. Il posto che occupa sui sussidiari è più ampio di quello che gli riserva la storia della filosofia.

Sia chiaro che non cerco un virologo con tutte le virtù che Diogene esigeva nei suoi contemporanei. E nemmeno necessariamente un virologo. Mi basta uno qualunque fra le decine di infettivologi, epidemiologi, batteriologi e, appunto, virologi che hanno infestato radio e televisioni per due anni, sino allo scoppio della guerra. Poi sono diventati di moda storici, sociologi, economisti e strateghi con particolare richiesta di putiniani.

La sovraesposizione dei tecnici durante l’epidemia si deve anche alla prudenza dei politici che si sono riparati dietro la “scelta tecnica” anche quando si trattava di spiegare legittime e doverose decisioni politiche.  

Del Covid non si parla più. Eppure, i dati meriterebbero ancora qualche riflessione. Bollettino di ieri, 6 giugno: nuovi casi 8512, pari all’11,3 % dei tamponi effettuati, 70 morti. La percentuale dei contagiati è da epidemia nascente; quella dei morti ( 0,82% dei contagiati) appare piuttosto elevata se si tiene conto della avvenuta plurivaccinazione di massa e dei nuovi farmaci disponibili. A una prima occhiata, l’apparente incongruenza potrebbe trovare spiegazione nel basso numero dei tamponi contabilizzati.

Dopo il “liberi tutti” e l’eliminazione dell’obbligo di green pass, molti paucisintomatici vivono con serenità il decorso del malanno senza verificare se si tratti di Covid, di una mezza influenza o di allergia ai pollini. Altri, più curiosi, ricorrono al fai da te: con pochi euro si comprano il tampone ad uso famiglia. Nella mia cerchia di amicizie questa pratica è ampiamente diffusa. Conosco una dozzina di malati sfuggiti ad ogni statistica. Assieme alle misure di contenimento del contagio è venuta meno anche la tracciabilità.

Questa tacita rinuncia alla tracciabilità (ritenuta, sino a ieri, esigenza assoluta) potrebbe anche celare una strategia nuova: lasciare che il virus, depotenziato, circoli liberamente in modo da raggiungere subito una sorta di immunità di gregge, almeno per le varianti ad oggi conosciute. Una scelta che potrebbe avere valide motivazioni.

 Sono convinto che non ci sia ragione di preoccuparsi, ma vorrei che me lo dicesse una qualche autorità: il silenzioso Ministro, i ciarlieri (ai tempi del Governo Conte) governatori di Regione, il cauto presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, o uno fra i tanti esperti, protagonisti del biennale cicaleccio quotidiano sul virus.

Parafrasando un titolaccio da giornale o una battuta da talk-show: chi sa, parli !

 

7 giugno 2022