Il voto 25 settembre .Passioni di Riccardo Benvenuto
PASSIONI:
Oggi al voto, dopo una campagna elettorale chiusa il giovedì ; senza passione, fatta di solo slogan, di strategie elettorali e nomenclature già decise, su cui l’elettore non ha nessuna facoltà di scelta. Il tema comune dominante e prevalente è stato lo screditarsi a vicenda, con qualche velata calunnia e sarcasmo che non ha risparmiato nessuno.
Molte volte ho percepito maggiormente il compiacimento nell’umiliare gli “altri” che il proporsi con una linea e un programma verosimile e pragmatico. Solo soluzioni appiattite sugli effetti di questa grave congiuntura economica, finanziaria e di politica internazionale. Mai sulle cause e sulle origini.
Persino la Von Der Leyen, a sottolineare che a decidere sono loro e i mercati, non certo i sistemi democratici e l’espressione popolare del voto.
Il tutto, condito dal Rosatellum, una legge elettorale che a detta di molti giuristi, presenta molti aspetti incostituzionali, su cui volutamente non mi dilungo.
L’individualismo, il narcisismo e l’egoismo, sono la ciliegina sulla torta, che ci viene offerta, della quale, ahimè, dovremo sentire a lungo il sapore.
Immagino la sofferenza degli statisti, quelli veri, volutamente cancellati con un colpo di spugna, per far posto a una classe politica ammaestrata e appiattita su un bipolarismo imposto e contro natura rispetto alla nostra storia politica e culturale;
da un mercato globale votato al consumo, che non tiene conto, anzi, sotterra la dignità, i diritti e l’uguaglianza tra gli uomini.
Così scrive oggi Mario Campanella, sul “Corriere della Calabria”:
-QUELL’OMBRA DELL’ESULE ITALIANO PIU’ GRANDE-
“”…..Il coraggio e la sfrontatezza lo portarono ad alzare la testa davanti ai magistrati milanesi, mentre Forlani faceva la figura di un pusillanime bavoso.
Il discorso alla Camera sui fondi usati dai partiti non ebbe opposizioni.
Il socialismo mediterraneo cui guardava, insieme alla migliore classe politica del Paese, naufragò.
Il diabete e il dolore accompagnarono i quasi sei anni di esilio in Tunisia. Ancora oggi la sua figura è ombrosa. Le profezie sull’Europa di Maastricht incredibilmente attuali.
Il posto nella Storia, però, è ben saldo, con la speranza mai sopita che da un nuovo, immaginifico terreno possa rinascere il garofano della libertà””.