Cos’è Stato ?di Giovanni Monchiero

Alla Vigilia di Natale ha suscitato scalpore la notizia che l’Agenzia delle Entrate ha iniziato una
procedura di riscossione coattiva a carico del Comune di Amatrice, reo di non avere versato all’Inps
tutti contributi dovuti nell’anno 2016, quello del terremoto. Il debito era poi stato saldato nel 2018,
non così sanzioni di mora ed interessi che hanno continuato ad accumularsi fino alla cartella
natalizia da 90 mila euro.


Riscuotere i crediti sarebbe più che giusto. Se non fosse che, nel frattempo, lo Stato non ha ancora
intrapreso la ricostruzione del comune terremotato e l’Ente creditore ha regalato redditi di
cittadinanza a turbe di non aventi diritto. Tutto secondo cattive e consolidate abitudini. Anche
L’Aquila, terremotata nel 2009, è ancora in gran parte inagibile e non v’è provvidenza pubblica che
non soccorra un gran numero di profittatori. Ricordate i falsi invalidi? Erano talmente numerosi da
quasi eguagliare il numero degli invalidi veri e, per tornare all’attualità, basta che la Guardia di
Finanza dia un’occhiata alle carte e subito scopre, per ogni dove, che l’Inps è stata poco scrupolosa
nel verificare i requisiti di accesso al “reddito”, elargito a mafiosi, pregiudicati di ogni genere,
benestanti e persino ad alcune migliaia di rumeni che, a spese nostre, vivevano più che
dignitosamente a casa propria.
Scandalo nello scandalo, proprio nei giorni in cui L’Inps perseguiva il comune di Amatrice, il
Parlamento approvava una dilazione dei pagamenti dei contributi per le squadre di calcio, dai
bilanci dissestati, ma sempre magnanime nei confronti dei calciatori e dei loro procuratori.
Per restare in tema di regalie di massa, il bonus del 110/100 per interventi in edilizia, introdotto dal
secondo governo Conte (quello giallorosso), è già costato 37 miliardi (più di una finanziaria), si è
prestato ad ogni sorta di abusi, ed ha provocato una devastante inflazione di settore. Incentivare
qualsiasi attività, anche più filantropica del ristrutturarsi la casa, con un contributo statale superiore
ai costi è misura di per sé dissennata, che non ha precedenti nemmeno in nazioni ricchissime. E lo
Stato italiano è il più indebitato dell’occidente…
Generosa con opportunisti di ogni sorta, accondiscendente con gli evasori, inetta nel tutelare i propri
interessi – dall’occupazione semigratuita dei litorali, agli alloggi affittati a prezzi postbellici, ai bar
delle città d’arte dove un caffè costa 10 euro ed il gestore non paga il plateatico – la pubblica
amministrazione è formalista e spietata con i deboli. L’Inail ha stabilito di non dovere risarcimento
alcuno alla famiglia di Giuliano De Seta, lo studente travolto e ucciso da una lastra d’acciaio mentre
svolgeva uno stage nell’ambito dei progetti scuola-lavoro. Si confida nell’assicurazione del datore
di lavoro e in quella della scuola (a proposito, incriminato per omicidio colposo anche il dirigente
scolastico!), ma l’Inail non è un ordine mendicante. Riscuote regolari contribuzioni, si avvale di una
solidissima struttura burocratica, più di 8000 dipendenti, e vanta una liquidità di 34 miliardi, ma
paga risarcimenti ridottissimi. Un Ente pressoché inutile, arroccato in una visione ottocentesca.
Abbiamo la sensazione di vivere in uno Stato inefficiente ed ingiusto, che se la cava nell’emergenza
ma non riesce a gestire il quotidiano. Per una volta lasciamo stare la sanità – cui questa rivista è
dedicata – e pensiamo all’amministrazione, in tutte le sue articolazioni, centrali e periferiche, ai
servizi pubblici, ai trasporti, alla raccolta rifiuti, alla scuola, alla giustizia.
Da qualunque parte si guardi al bel Paese, sempre emergono situazioni sconcertanti. Come quella di
Filomena Lamberti che dieci anni fa fu sfigurata con l’acido che le paralizzò anche un braccio. Vive
con 300 euro di pensione al mese, mentre il marito violento se l’è cavata patteggiando 18 mesi.
Incredibile.

Per chiudere degnamente, il caso della famiglia Mattson, finlandese, trasferitasi a Siracusa, attratta
dal clima, dalla bellezza, dalla storia. Decisa a viverci stabilmente, ha iscritto a scuola i quattro figli,
dalla materna alle superiori. Sono bastati un paio di mesi a fargli cambiare idea: mancanza di spazi,
rumore, indisciplina, caos. Per nostro sommo scorno, non se ne sono tornati in Finlandia, ma in
Spagna, dove si erano trovati meglio.

Com’è che ci siamo ridotti così? I libri in materia occupano biblioteche, troppi. Bisognerebbe
pensare a come uscirne. Senza dimenticare, però, che ogni volta che si è messo mano a qualcosa,
siamo andati anche peggio.

13 gennaio 2023