IL CREPUSCOLO DELLA NUOVA UNIONE EUROPEA .”RIflessioni “di Jacopo Severo Bartolomei

“Ai Giovani europei della generazione Erasmus”

Il vecchio continente tra mitologia, realtà ed aprogettualità

La mitologia classica, tramanda la narrazione della creazione di
Pandora, donna imbrigliante lo sguardo per la singolare bellezza
delle forme e capace di destare un’inesauribile desiderio per la
sinuosa postura e lo sguardo civettuolo.
Ella, uscita dalla fucina di Efesto – il dio Vulcano, artigiano
dell’Olimpo, sita nella remota isola di Lemno, nel cuore del Mar Egeo
– si chiamava Pandora, proprio in quanto ricolma di tutti i doni ed
emanante ammaliante fascino . Zeus – Padre egocentrico di Efestoì e Re degli dei dell’Olimpo- inibì al
figlio segnato da terribile zoppia, di insufflare l’alito vitale (pneuma,
in teologia cristiana neoplatonica) alla novella perfetta creatura,
riservandone il compito al potere dei Quattro Venti. Borea dal nord,
Noto dal sud e, peculiarmente Euro, il Vento proveniente dall’est e

dall’oriente. L’ultimo era antonomasia il propiziatore del caldo e della
pioggia, cosicché mediante il debutto prima e poi il suo
consolidamento, si instaurava la bella stagione, portatrice di gioia per
raccolti e feste conviviali. Al suo passaggio la terra fioriva, pervasa da
vago senso di dolce malinconia (Eumalinconia).
Il termine “malinconia”- letteralmente umor nero- coniato dalla
teoria fisiologica ippocratica dei quattro umori costituenti la natura
del corpo umano, in epoca più recente, grazie all’influsso romantico,
è passato a significare una mestizia vaga e rassegnata, un dolore
raccolto ed intimo, spesso abbinato al tema della rimembranza di
situazioni pregresse irripetibili.
E’ notorio, d’altronde, come nelle lingue classiche molti aggettivi (cfr.
mostruoso), erano ‘vox media’ e soltanto dopo vari secoli ne sia
invalso l’uso in senso peggiorativo, smarrita la originaria neutralità.
L’Europa versa in una condizione di eumalinconia, ripiegata su se
stessa ed incapace di fronteggiare le sfide del mondo globalizzato.
Lo stallo che da più lustri contraddistingue l’iter di costruzione
dell’Unione Europea, che si accompagna all’inesorabile declino
economico e marginalizzazione geopolitica (cfr. M.Lettieri-P.
Raimondi, Un euro sempre meno utilizzato, ItaliaOggi 21.1.23,
documentanti che dal 2010 ad aprile 2022, la quota delle transazioni
finanziario-valutarie in nostra moneta è scesa dal 39% al 31% del
totale, a fronte di esponenziale crescita valuta cinese dall’1% al 7%) si
avvia, in assenza di inversione di tendenza con rilancio della
progettualità, in cristalizzazione della parabola settembrina, mese
per eccellenza del ripensamento e della dolce malinconia.
II.Pandora in questo scorcio della terza decade, del III millennio
cristiano, a nemmeno settant’anni dalla firma dei trattati di Roma,
ben può assurgere ad Icona del crepuscolo della Nuova Europa, sorta
dalle macerie del secondo conflitto mondiale e ancora in cerca non
solo di una precisa identità culturale, ma anche di uno stabile assetto
ordinamentale, che superi l’insito deficit di rappresentanza
democratica, dovuto alla non fluida dinamica tra commissione europea,

parlamento europeo, Consiglio degli stati e corte di giustizia di Lussemburgo.
Pur passati oltre 77 anni, da quando un giovane JFK – secondogenito
dell’Ambasciatore USA a Londra, durante il II mandato presidenziale
di Franklin Delano Roosevelt (1936-40), inviato da cronista non
ancora trentenne nell’Europa dell’agosto 1945, compiendo il giro
delle capitali dei maggiori Stati, resocontò il viaggio col diario
intitolato:” L’Alba della Nuova Europa”, il Vecchio continente
continua a stentare ad assumere una fisionomia stabile e giocare un
ruolo da comprimario, nel concerto delle Nazioni leader (USA, Cina,
Russia, Brasile, etc.).

Al proposito, Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger appena
scomparso, parafrasando la celebre espressione di Metternich
sull’Italia, ha sostenuto sin dal 1992, data di entrata in vigore del
Trattato di Maastricht, che “l’Europa non è un continente afferrabile
in termini geografici, è invece un concetto culturale e storico” (così
conferenza a Berlino 28/11/20, con contenuto rielaborato per la
conferenza tenuta 13/05/04, su invito Presidente Senato della
Repubblica; ora cap. I, in EUROPA, I suoi fondamenti oggi e domani,
San Paolo, Milano, 2004).
L’Europa culla della civiltà greco-romana e del difficile connubio
Stato-Chiesa, patria dei diritti dell’uomo e propugnatrice da secoli
delle libertà fondamentali – tra cui quella del riconoscimento della
dignità inalienabile di ogni persona umana – da oltre un decennio
verte in uno stallo prolungato non solo negli attuali rapporti tra gli
Stati fondatori e quelli successivamente aderenti (emblematico il
fenomeno Brexit e ancor prima della mancata approvazione
referendaria in Francia e in Danimarca, della costituzione europea,
con bozza siglata a Roma).
Questa crisi identitaria la rende inabile a muoversi con autonomia
nello scenario internazionale, in modo che il cordone ombelicale
della Nato, con la pretesa di continua indiscriminata espansione ad
est, non costituisca un pesante limite ed un’ingerenza non secondaria

nel suo ambito d’azione. Inoltre, appartiene ancora alla cronaca, la
vicenda della corruzione di parlamentari europei di primo piano del
gruppo Psoe, ad opera di emissari di governi di paesi arabi (Qatar,
Marocco, ecc), e in generale, la palese suscettibilità dell’attività
normativa, pure quella diretta efficacia nei paesi membri,
all’influenza di lobbies e gruppi di pressione transnazionali, motivo
per cui il dibattito che si svolge nelle aule parlamentari è sovente
svilito ad una sceneggiata teatrale.
Ebbene, lo smarrimento o la mancata valorizzazione nel DNA della
costruzione europea, dell’indefettibile precipitato di sapienza ed
esperienza, frutto di un travagliato processo bimillenario, che dalla
caduta dell’impero romano, attraverso Carlo Magno, Cristoforo
Colombo e Napoleone Bonaparte, aveva sviluppato un’identità
originale ed irripetibile, in un fragile equilibrio condizionato dal
contesto internazionale (cortina di ferro, contrapposizione est-ovest,
Nato, primo shock petrolifero, terrorismo di matrice islamico
fondamentalista, etc), segna da troppo tempo una crisi preoccupante
da cui non è dato intravedere percorribile via d’uscita a breve.
Tornando alla mitologia ellenica, dopochè Efesto aveva dotato
Pandora del più avvenente e proporzionato corpo, ed i quattro Venti
infuso lo spirito vitale, Zeus ordinò a tutti gli dei dell’Olimpo, a
partire da Venere ed Afrodite – in più diretta potenziale concorrenza,
con la novella creatura- di conferirle i migliori doni, oltre la sfera
materiale visibile ed in particolare il fascino di singolare attrazione,
la seduzione (paragonabile a quella che l’Europa esercita su orde di
immigrati di provenienza africana, asiatica, eppur sudamericana. Da
ultimo chiamò Hermes, il dio messaggero, campione della prudenza,
ma anche ingannatore e spergiuro, in quanto capace di piegare le
parole al più disinvolto uso, ordinandogli di trasmettere alla donna
un pensiero ricolmo d’astuzia e diffidenza, capace di sedurre e
d’ingannare l’interlocutore. Pandora sarebbe dovuta essere maestra
ineguagliabile di seduzione tra i mortali, quale donna mutevole e
volubile e quindi in costante inaffidabile, al pari del comportamento
capriccioso del padre Zeus.

Infine Zeus ordinò al figlio Hermes di accompagnare Pandora sulla
terra, portandole un dono: il vaso di Pandora, ammonendo di non
domandare, ne’ svelarle il contenuto, ma riferendo che da
quell’oggetto la novella creatura non si sarebbe mai dovuta separare,
per tutta la permanenza in mezzo agli uomini.
Prima di congedarsi, Zeus, volle donare un ultimo fatale attributo a
Pandora, tipicamente umano: La curiosità. In tale stimolo
intellettuale a vedere e sapere, sia per desiderio di conoscenza, che
per altro, è indubbio il parallelismo con la figura di Eva, tramandateci
dalla narrazione biblica veterotestamentaria, come la compagna che
sospinge Adamo, il primo uomo, a cogliere la fatidica mela dall’albero
al centro dell’Eden, simbolo della conoscenza del Bene e del Male, e
quindi della dote del discernimento.
Tuttavia, mentre il gesto di Eva, foriero della dequotazione
dell’essere umano, è rappresentato come indice di atto di superbia e
di orgogliosa tracotanza (hybris), la dote della curiosità infusa a
sugello della personalità a Pandora, dal Rè dell’Olimpo, non si
connota all’inizio di negatività, bensì meramente di instabilità e
mutevolezza di sentimenti e di atteggiamenti umani.

Dopo il secondo conflitto mondiale, il vecchio continente, che era
sempre stato in passato una terra sconvolta da aspri conflitti (fin
quando il processo di formazione degli stati moderni in stati
nazionali, ratificato con la Pace di Westfalia del 1648, non era sfociato
in assetti duraturi), avverte l’esigenza della ricerca di un’identità
comune, in forza della comune eredità. Tale identità culturale in
senso ampio era chiamata a plasmare la coscienza delle nazioni
europee e ad additare loro, per il condiviso futuro, la via della pace.
La sorgente identità europea, secondo il disegno dei padri fondatori,
non doveva dissolvere, o legare l’identità nazionale, ma falle confluire
in una cifra più elevata in cui “l’eredità cristiana era considerata
come il nucleo di questa identità storica”, naturalmente non in forma

confessionaria (Joseph Ratzinger, Europa cit., pag. 32), ma in forma
non incompatibile con i grandi dettami dell’illuminismo. La
dimensione razionale dell’identità giudaico-cristiana, era additata
come compatibile con gli ideali fondamentali della storia dell’Europa,
quindi della nuova costruzione politica, seppur tale intuizione
generale, non fosse ormai adeguatamente sviscerata nei suoi
corollari, con il definitivo superamento del sistema coloniale e
l’assurgere a grandi potenze mondiali contrapposte degli Stati Uniti
d’America e dell’Unione Sovietica, l’Europa, accanto alla ricerca di
un’identità comune, si è posta l’esigenza di divenire una potenza
economica, presupposto del dispiegamento della propria potenza
politica, con la creazione di una moneta unica (Trattato di
Maastricht, 1992).
Da ben prima dell’insediamento del Governo Meloni, la polemica
politica si isterilisce dietro a slogan inconferenti, quale quello di “Più
Europa”, senza infondere un concreto contenuto a simileevocativa
aspettativa. Invece, la riforma del MES – originato dal Trattato
intergovernativo ex art. 136.3 TFUE adottato post crisi 2008-2012 –
evidenzia la fragilità dell’eurozona, priva di un governo federale con
proprio bilancio (giammai previsto). Sapendo che il meccanismo
riformato sostituirà di fatto nel ruolo di elemento stabilizzatore la
BCE – ritrattasi con opera di self-restraint dal finanziamento del
debito degli Stati – gli investitori si limiteranno ad attendere la sua
valutazione ufficiale, addivenendo a cedere i titoli pubblici additati
“azzardati”, secondo tale rigido rating, per cui c’è uno “scenario
fosco” in vista (cfr. L.Barra Carracciolo, La riforma del MES rende
piu facile il default dell’Italia, La Verità, 23.1.23).
In questo contesto occorre ripensare la costruzione europea funditus,
aprendo una stagione costituente, che parta dalla ricognizione del
principi fondamentali della convivenza continentale e interpreti la
specificità ineludibile dello Spirito Europeo, non comprimibile a
mera unione monetaria e bancaria. Occorre riscoprire le ragioni di
un’ Entità federale o confederale, ovvero come preconizzava Charles
De Gaulle, di una “Europa delle Patrie”, avendo ben chiare le radici,

la linfa vitale e la direzione che si vuole imprimere a questo “Spazio
di Libertà, Impero dello Stato di Diritto”.
Il mito di Pandora, archetipo della donna ricolma di doni e dotata
di ogni talento, secondo la concezione greco-arcacica, se da un lato ci
addita la fonte di ogni male (carestia, invidia, malattie, soprusi, etc..)
nella “curiosità disubbidiente”, dall’altro ci indica che anche quando
la devastazione si è sparsa ai quattro angoli della terra, all’essere
umano non viene tolta la Speranza, che infatti dal vaso scoperchiato
non fuoriesce.
Noi confidiamo che “all’Alba della Nuova Europa”, i cittadini del
Vecchio continente, traendo ispirazione dai Padri fondatori (Robert
Schumann, Jean Monnet e, last but not least, Alcide De Gasperi)
sappiano, mettendo in gioco il meglio delle energie morali ed
intellettuali, riprendere il cammino della costruzione della Unione
Europea, con nuovo slancio e rinnovata passione, per il bene degli
abitanti dell’intero Pianeta.
Roma, 28 gennaio 23

Jacopo Severo Bartolomei