Ma torniamo alla sanità: “Il pensiero di Giovanni Monchiero”

Eutanasia del SSN

 

Sarà una morte dolce e naturale quella verso cui è incamminato il nostro povero servizio sanitario. A questa considerazione, negativa ma non traumatica, mi indirizzano gli interventi della politica alla grande
Convention per il venticinquennale della Fiaso.L’ambiente – il Palazzo dei Congressi dell’Eur, architettura magniloquente e statalista – è quello giusto, la platea – Direttori e middle management delle Aziende sanitarie – particolarmente attenta e qualificata, la rappresentanza politica che più autorevole non si può: il Ministro Schillaci e i presidenti delle Commissionisanità di Camera e Senato. L’intervento di quest’ultimo meriterebbe una chiosa critica, ma non è il caso. Mi limito a quel che ha detto il Ministro, con garbo e partecipazione, e ce n’è già a sufficienza per abbandonareogni residuo ottimismo.
Bisogna innanzitutto riconoscere al nostro ministro grande impegno nell’essere riuscito a spuntare in sede di legge finanziaria un incremento del Fondo Sanitario Nazionale che, nella prima versione del documento,era limitato a pochi spiccioli. Una parte significativa di queste risorse sarà destinata alla riduzione delle liste d’attesa, ottenuta attraverso ulteriori prestazioni di lavoro straordinario da parte dei dipendenti del SSN. In più, qualche vaga promessa di sgravi fiscali ad “hoc” che mi sembrano gravidi di minacce all’armonia interna delle aziende sanitarie. Questa idea dei “bonus” da distribuire qua e là è una costante della politica del nuovo millennio e va a scapito della chiarezza dei rapporti fra lo Stato e i cittadini.
Ma torniamo alla sanità.Si tratta di pannicelli caldi, di due aspirine somministrate ad un paziente da rianimazione. Comprendo che per l’autorità politica l’ottimismo sia quasi un dovere istituzionale, ma un eccesso di fiducia non aiuta a comprendere e quindi a risolvere le difficoltà del presente.Come andiamo dicendo da tempo, i problemi del SSN non sono solo di natura economica. Anche se,miracolosamente, il governo reperisse 5 o 6 miliardi in più all’anno, la fine del sistema sarebbe solo procrastinata, non scongiurata.


Se vogliamo salvaguardarne i principi, la 833 va riscritta, non rifinanziata. Su questo tema appare evidente che non c’è alcuna volontà di intervenire, innanzitutto perché nessuno, dal governo come dall’opposizione, avrebbe la più pallida idea di cosa fare.In secondo luogo, non v’è ipotesi di intervento che non scontenterebbe qualche corporazione fra le molte che operano nel sistema. E la politica non ama confrontarsi con il dissenso. C’è una fortissima tendenza a lasciare che l’acqua vada al basso. Non per nulla siamo un paese di ricorrenti alluvioni.
Sommerso sarà, presto, anche il servizio sanitario nazionale. Parentesi. Negli ultimi tempi si ascolta con preoccupante frequenza, dal ministero e dalle regioni, che il problema delle liste d’attesa sarebbe gonfiato dalla stampa e che i dati ufficiali espongono una realtà non così grave. Chi opera in sanità sa benissimo come sono raccolti i dati; che i Cup regionali servono ad offrire un quadro non realistico della domanda (il posto libero domani mattina in un poliambulatorio minore,magari all’interno di un ospedaletto di montagna); che l’attività diagnostica del privato non convenzionato è in rapidissima crescita; che non c’è, in vista, alcuna inversione di tendenza.
L’acqua va al basso. Il rigagnolo del privato-privato, sostenuto dalle assicurazioni, è diventato un torrente,presto sarà un fiume in piena che nessun argine potrà contenere. La minaccia al SSN non è costituita dalle cliniche e dagli ospedali di proprietà privata inseriti all’interno del sistema di offerta pubblico che“sottraggono risorse”, come capita di ascoltare dai sindacati e, talvolta, anche dai manager del SSN. Il“nemico” è il mondo delle assicurazioni che, allo stato dei fatti, gradualmente sostituirà il pubblico nella funzione di “tutela”, vera essenza del SSN.

Questa morte indolore non sarà sgradita alla politica che continua a proclamare che il SSN è un
irrinunciabile pilastro di equità sociale, ma si mostra incapace a tutelarlo. Calcolo machiavellico o semplice inadeguatezza, l’assenza di interventi radicali ci porterà all’esito che, a parole, nessuno vuole.
Il passaggio fatale –come capita sempre più raramente fra gli umani – avverrà ineludibilmente, per progressivo rallentamento delle funzioni vitali e delle relazioni con il mondo esterno, fino a che parenti eamici che ancora manifestano al morente amore ed affetto si rassegneranno alla perdita e l’ultimo che gli sta tenendo la mano, con voce sommessa, annuncerà: non è più con noi.

10 novembre 2023