“I soliti sospetti” di Giovanni Monchiero
Non mi unirò al coro numeroso e variopinto degli sdegnati per il cosiddetto “dossieraggio”, non
foss’altro perché non è nemmeno chiaro se questi dossier esistano davvero. Quel che appare, per
ora, evidente è che un agente di polizia giudiziaria ha compiuto reiterati accessi ad una banca dati
che avrebbe dovuto custodire per poi passare le notizie raccolte a giornalisti amici o ad altre persone
interessate a pescare nel torbido. Pare che l’intraprendente sottoufficiale abbia agito con l’implicito
avallo di un magistrato della Direzione Nazionale Antimafia, mettendo in imbarazzo le autorità
preposte. Al punto che il Procuratore Generale Antimafia ha chiesto di essere sentito dalla omonima
Commissione bicamerale di inchiesta dove ha spiegato che, a suo parere, il luogotenente Spriano
non ha agito da solo. Interessante osservazione che andrebbe utilmente integrata con
l’individuazione dei complici e – come invoca la politica – dei mandanti.
Mi auguro naturalmente che gli sforzi investigativi giungano a questo prezioso risultato ma,
trattandosi di indagini interne a magistratura e polizia giudiziaria, cautela sconsiglia di ostentare
ottimismo. La storia di molte procure è costellata di liberi corvi svolazzanti in segretissimi archivi.
Nello sforzo di tutelare i collaboratori del suo ufficio, il Procuratore Melillo si è trovato di fronte il
suo predecessore, Federico Cafiero de Raho, attualmente deputato del Movimento 5Stelle e
vicepresidente della Commissione, accusato da alcuni colleghi filogovernativi di avere trasformato
la DNA in un colabrodo. De Raho ha già chiesto di essere a sua volta audito, creando un innovativo
nodo procedurale: chi sarà titolato a fargli le domande? Unici degni parrebbero i presidenti di
Camera e Senato ma gli uffici preposti non hanno ancora sciolto la riserva.
Prima che una risata cancelli definitivamente lo sdegno e ci si adagi nella rassegnazione, è bene
spendere qualche parola sull’archivio ove l’ormai celebre finanziere attingeva le sue informazioni:
la banca dati delle Operazioni Finanziarie Sospette, che ogni professionista o bancario è tenuto a
segnalare alla Banca d’Italia. Sarà cura dell’Istituto vagliarne la fondatezza e trasmetterle
all’apposito Ufficio istituito, presso la Direzione Investigativa Antimafia, sin dal 2007.
Sembrerebbe trattarsi di una cosa seria, finalizzata a prevenire e contrastare l’attività di
organizzazioni mafiose e terroristiche. Per compiere operazioni sospette non è, però, necessario
essere un super criminale. Basta voler eludere il fisco o aggirare il Codice civile per perpetrare
qualche piccola – o grande – truffa. A questo ambito va ascritto il caso Gravina, ove a beneficiare
dei servizi investigativi anomali, è stato Claudio Lotito, presidente della Lazio, acerrimo nemico del
Presidente della Federazione. Oggi Lotito è parlamentare, suppongo sdegnatissimo.
Il guaio per Gravina è che il colpo basso sferratogli dal rivale gli ha procurato l’apertura di
un’indagine da parte della magistratura, dalla quale avrà difficoltà ad uscire indenne. Come
potrebbe accadere a tutte le persone coinvolte nella vicenda. Si tratta di una mezza dozzina di
Ministri, molti politici, calciatori, industriali, gente di spettacolo – categorie avvezze a qualche
spericolatezza nel maneggio del denaro – oggetto dell’interesse di Spriano, suppongo, a causa della
loro notorietà.
A questo punto sorge un quesito serio. Dopo 17 anni dalla sua istituzione, la procedura di
Segnalazione delle Operazioni Sospette si è dimostrata attendibile? Se no, si potrebbe serenamente
abolirla: basta un Decreto-legge – procedura abituale per i governi di questo secolo – che il
Parlamento sarà sollecito a convertire.
Se invece si trattasse di informazioni utili a perseguire reati finanziari, autentica piaga nazionale,
sembrerebbe opportuno non limitarne l’utilizzo alla lotta alle mafie, autoctone ed estere, né
custodire i dati in impenetrabili scrigni, ma affidare le informazioni alla magistratura ordinaria
affinché vi costruisca non dossier da ricattatori, ma indagini documentate, trasparenti e tempestive.
8 marzo 2024