“Il futuro dell’Italia sta nel merito” editoriale di Ubaldo Livolsi pubblicato su “La Discussione” del 14 aprile 2023


Il futuro del nostro Paese, della sua ricchezza e del benessere dei suoi cittadini, non sta solo nella
suo saper fare e nelle sue eccellenze produttive, ma, in un mondo come l’attuale, nella tecnologia
e nell’innovazione. Per questo è necessario e fondamentale scommettere sui giovani e sul merito.
Quest’ultimo è quella sorta di lente di ingrandimento che consente di vedere meglio e affrontare, oltre che
il mondo del lavoro, anche la vita in generale in una forma nuova, positiva, che porta dei risultati.
Alcuni dati devono fare riflettere. Secondo il Censis dal 2012 al 2021 sono espatriati un milione di giovani
e un quarto di questi sono in possesso di laurea. Stando alla London School of Economics, su sei
milioni di italiani che vivono oltreconfine un terzorientra nella categoria dei lavori qualificati. Se circa
il 28% dei giovani che vivono in Italia sopra i 25 anni ha una laurea, tra gli espatriati la percentuale arriva
al 33%. E stato calcolato che per la fuga di cervelli l’Italia ogni anno perda l’1% del Pil, bruciando
miliardi di investimenti realizzati in capitale umano.
Perché i giovani fuggono all’estero? Non solo per il fatto che gli stipendi oltralpe sono mediamente
superiori al 4o% (dati Almalaurea), ma perché si dà più attenzione al merito ed essi hanno maggiori
possibilità di ricoprire incarichi di ruolo. E quanto sperimento io stesso dal mio osservatorio privilegiato
di professore presso la Link Camp University di Roma. Mi confronto spesso coi miei studenti. Questi
apprezzano la qualità della vita dell’Italia, ma scelgono l’estero per fare carriera, dove sanno che
possono raggiungere i propri obiettivi e dove i criteri di valutazione sono oggettivi.
Ha fatto bene il Governo Meloni a coniare la formula di “Ministero dell’Istruzione e del Merito” per il
dicastero di viale Trastevere (si vuole recuperare anche una deriva che riguarda i più giovani, cioè che
la popolazione scolastica negli ultimi cinque anni sia diminuita di 400 mila individui). Dobbiamo trattenere
i nostri giovani migliori in grado di operare nei cosiddetti megatrend. Deve fare riflettere che il 6o%
dei ricercatori nell’intelligenza artificiale risieda negli Usa. C’è però bisogno di un salto di paradigma,
di spezzare la logica delle lobby. Quest’ultima non riguarda solo i sindacati (storicamente contrari,
più o meno consapevolmente, al concetto di merito) ma anche la politica, che troppo spesso dà il cattivo
esempio facendo scelte di appartenenza.

A parere dell’Osservatorio Pnrr di The European House- Ambrosetti, solo il 6% dei finanziamenti previsti del

Pnrr è stato speso e solo l’1% completato. La colpa è anche della mancanza di tecnici e di dirigenti
dello Stato non sempre all’altezza (alcuni dei quali hanno ancora ritardi con la lingua inglese). Anche la
prova delle nuove nomine ai vertici delle controllate dello Stato può essere un’occasione per cambiare
direzione, per optare per il valore e il merito delle scelte. Vale esattamente il contrario dello slogan

dei Cinque Stelle: uno non vale uno.