Livolsi: Più equity meno debito. Evitare aiuti a pioggia, sostenere l’innovazione

Appuntamento di fine anno con intervista sulla Discussione del 23 dicembre 2020

Oggi Livolsi affronta le criticità finanziarie delle piccole e medie imprese sovraesposte
economicamente, i rischi di crisi di liquidità e suggerisce al Governo di sostenere le imprese che
dimostrano di essere capaci di innovarsi e competere.

Professor Livolsi, molte imprese sono troppo piccole per resistere da sole e garantirsi continuità nel futuro contesto di crisi post coronavirus Qual è la Sua opinione?


È evidente che siamo di fronte a uno stravolgimento del nostro sistema sia imprenditoriale sia finanziario. La pandemia sta cambiando profondamente i comportamenti delle persone e i relativi consumi. Tutto il complesso produttivo dovrà mutare. La strada da percorrere, non solo per ripartire, ma per crescere, è quella
degli investimenti nell’economia: più precisamente in quella sostenibile, nell’industria 4.0, nella digitalizzazione delle imprese e della pubblica amministrazione. Sono gli obiettivi – oltre alla inclusione sociale – che si è data l’Unione
europea, come ricorda spesso la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Questo sarà il benchmark con cui dovranno essere utilizzati i fondi del Next Generation EU (209
miliardi per l’Italia). È naturale che le piccole imprese si sentano più smarrite di fronte alle scelte da
intraprendere, anche perché spesso prive di un management lungimirante. Pensiamo al retail, al
turismo, all’abbigliamento, ai ristoratori. È necessario aiutare questi imprenditori, anche con
campagne pubblicitarie e/o formative, a fare un salto di paradigma e mentale. Le imprese minori
dovrebbero investire per esempio nel management, in tecnologia, nel marketing e nella promozione
digitale, e soprattutto avere una chiara visione della propria situazione finanziaria, presente e futura”.

A breve le piccole imprese dovranno fare i conti con la forte e improvvisa crisi di liquidità. Con
fatturati fortemente ridotti non riusciranno a continuare ad operare senza una immissione di
denaro. Inoltre, riorganizzare velocemente la propria operatività, ristrutturarsi e potenziarsi
finanziariamente e patrimonialmente per recuperare o mantenere competitività nel nuovo
contesto della crisi economica post Covid per molte aziende sarà quasi impossibile ed è necessario
che le imprese utilizzino soluzioni di finanza straordinaria e alternativa proveniente da fondi
di Private Equity e Private Debt, attraverso i quali potranno reperire capitale paziente da
impiegare per sostenere piani di recovery, di ristrutturazione del debito bancario o di
riorganizzazione aziendale; espandere il capitale circolante per ra orzare la struttura
finanziaria dell’impresa…

“Sicuramente c’è da realizzare un grandissimo lavoro per sistemare l’impalcatura finanziaria di
aziende, che non sono abituate a compiere scelte innovative finanziarie per sostenere il business del
capitale circolante. Da un lato servono investimenti in tecnologie e in risorse umane, dall’altro un
puntuale conoscenza degli strumenti finanziari, anche dei più recenti e innovativi. Molte piccole
organizzazioni a causa dell’emergenza sanitaria hanno il problema degli inventari e sono a corto di
liquidità. Bisogna pensare a forme moderne del credito come il finanziamento rotativo dei magazzini
o il ricorso a piattaforme Fintech, che possono aiutare in questo genere di operazioni tramite una
gestione flessibile del credito. Anche nel caso delle piccole organizzazioni sarebbe necessaria una
mentalità che guardi più all’Equity che al debito.
Esistono già fondi che consentono di investire nel capitale delle società quotate, ma da tempo noi
proponiamo fondi di tagli minori per le piccole imprese. Non si dimentichi anche il tema delle M&A –
Merger & Acquisition (fusioni e acquisizioni). Pensiamo al settore alberghiero, in Italia storicamente in
alquanta parte a conduzione familiare, che rischia di essere fagocitato dalle grandi catene
alberghiere estere a gestione industriale. In attesa della riforma del comparto del turismo nel nostro
Paese, si può pensare a reti tra albergatori, magari trovando i finanziamenti in una ridefinizione delle
società che separino l’attività gestionale da quella relativa agli immobili, spesso di proprietà”.

Cosa pensa dell’azione del Governo?

“Come detto, serve un cambio di mentalità, gestionale del business, ma soprattutto di nuove soluzioni
finanziarie in un momento drammatico come questo della pandemia. La politica dei ristori finorapratica dal Governo, seppure in certi termini e in alcune parti condivisibile in un’ottica puramente
emergenziale per la gravità del momento, non è educativa. Lo Stato deve distinguere tra chi ha
capacità, chi ha un futuro, e lo dimostra magari presentando un piano imprenditoriale, da chi non ha
capacità. I ristori a pioggia sono un fuoco di paglia e la negazione del merito e dello spirito
imprenditoriale. Come nel caso della gestione dei fondi del Next Generation EU il Governo dovrebbe
scommettere sulle nostre eccellenze produttive, sui gioielli del made in Italy riconosciuti in tutto il
mondo, per cui anche nel caso delle piccole imprese la scelta andrebbe fatta a vantaggio delle
migliori, che possano garantire crescita ed occupazione non soltanto nel breve ma anche nel medio
periodo”.

Angelica Bianco